Nocciolo: la ricerca che non ti aspetti

In Umbria esiste un vero e proprio laboratorio vivente tutto dedicato al nocciolo: il NoccioLivingLab. Gli obiettivi principali? Promuovere la ricerca, lo sviluppo e la formazione per migliorare la sostenibilità della filiera corilicola

Nocciolo: la ricerca che non ti aspetti - Plantgest news sulle varietà di piante

Noccioleto di 20 ettari della Fondazione per l'Istruzione Agraria in Perugia con piante innestate e micropropagate di Tonda Francescana al quinto anno

Fonte immagine: AgroNotizie®

Sostenibilità e innovazione del nocciolo: questi sono gli obiettivi principali della Fondazione per l'Istruzione Agraria in Perugia che in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell'Università degli Studi di Perugia ha lo scopo di ottimizzare la coltivazione. Per farlo utilizza piante micropropagate e innestate della nuova varietà Tonda Francescana® su un portainnesto non pollonifero, così da avere pronte per il mercato, già alla fine di agosto, nocciole di alta qualità della nuova varietà.

 

Per raggiungere questi obiettivi la Fondazione e il Dipartimento hanno creato a Deruda (Perugia) un vero e proprio NoccioLivingLab, costituito da noccioleti sia sperimentali che commerciali, realizzati trasferendo i risultati della ricerca in ambito produttivo (in queste settimane si sta svolgendo la raccolta della Tonda Francescana®).

 

Agronotizie® ha visitato gli impianti sperimentali assieme a Daniela Farinelli, professoressa del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell'Università di Perugia e responsabile del NoccioLivingLab, per scoprire in che direzione si sta muovendo la ricerca corilicola.

 

Cultivar italiane e americane: diversa origine, diversa adattabilità

L'adattabilità dell'albero a diversi areali è un elemento importante per consentire una coltivazione remunerativa. A questo proposito uno dei noccioleti presenti nel NoccioLivingLab è dedicato al confronto fra cultivar italiane tradizionali e statunitensi (Oregon State University). Lo scopo è quello di valutarne sia le performance produttive che l'adattamento ai differenti microclimi dell'Italia.
Questo progetto infatti si svolge in tre zone con climi molto diversi: Umbria, Piemonte e Campania.

 

Questo progetto è finanziato dall'azienda Ferrero e ha una durata totale di dieci anni. Le prove sono al quarto anno di osservazione in campo.

 

I genotipi italiani sono Tonda Francescana®, Volumnia I, Volumnia II e Tonda Etrusca®, Tonda di Giffoni, Camponica, Nocchione, Daria, Tonda Gentile delle Langhe AD 17, Tonda Gentile delle Langhe MT4, UNITO 101, UNITO 119, UNITO 3L. Mentre i genotipi statunitensi sono Wepster, Yamhill, McDonald, Jefferson, Tonda Pacifica, Sacajawea.

 

Campo di confronto varietale con cultivar statunitensi e italiane nel NoccioLivingLab di Deruta (Pg)

Campo di confronto varietale con cultivar statunitensi e italiane nel NoccioLivingLab di Deruta (Pg)

(Fonte: Agronotizie®)

 

In questi primi quattro anni i genotipi hanno già mostrato evidenti differenze sia per il periodo di fioritura che per la maturazione dei frutti. In linea generale le varietà italiane hanno una fioritura più precoce rispetto alle americane. Alcune varietà statunitensi invece hanno mostrato una fioritura molto più tardiva, indicando la necessità di introdurre anche degli impollinatori con un'epoca di fioritura contemporanea.

 

Si è notato anche un differente portamento della chioma: alcune varietà americane hanno un portamento espanso, carattere che comporta la necessità di più ampi spazi di piantagione. Le cultivar italiane invece hanno un portamento più eretto e questo facilita le operazioni colturali oltre al passaggio delle macchine durante la raccolta.

 

Per l'adattabilità alle zone interne del Centro Italia al momento solo la Jefferson ha mostrato qualche difficoltà, mantenendo una dimensione dell'albero molto contenuta rispetto alle altre varietà americane.

 

Miglioramento genetico per ampliare la disponibilità sul mercato

"Sono pochissime le varietà di nocciolo coltivate a livello italiano che di fatto sono tre: la Tonda di Giffoni, la Tonda Romana e la Tonda Gentile delle Langhe. Un patrimonio genetico troppo limitato, che pone le aree corilicole a grandi problemi in relazione al cambiamento climatico" spiega Farinelli.

 

Per ampliare il panorama varietale il gruppo di ricerca dispone di una collezione varietale composta da 60 piante, sia di origine italiana che estera. Da alcune di queste negli anni '80 il professore Tombesi ha iniziato un programma di miglioramento genetico per incrocio, che ha portato all'ottenimento di sei nuove varietà di nocciolo (Tonda Francescana®, Tonda Etrusca®, Volumnia I, Volumnia II, Volumnia III e Volumnia IV). La Fondazione ha poi ottenuto l'uso dei brevetti delle varietà Tonda Francescana® e Tonda Etrusca®, curandone la produzione e la commercializzazione delle piantine.

 

Nel NoccioLinvingLab sono presenti le piante madri di queste sei nuove varietà, ora dell'età di quasi 30 anni. Mentre nei 100 ettari di noccioleto della Fondazione per l'Istruzione Agraria in Perugia è possibile vedere il risultato della ricerca direttamente in campo delle piante micropropagate e innestate della nuova varietà Tonda Francescana® citata all'inizio dell'articolo, già in produzione al quinto anno.  

 

"Le attività di confronto varietale, nonché quelle di miglioramento genetico unite ai nuovi metodi di moltiplicazione in micro e per innesto, hanno stimolato la realizzazione di un progetto di ricerca applicata coordinata dall'Organizzazione Italia Ortofrutta - Aop. L'obiettivo è quello di creare, nelle aree corilicole tradizionali, dei noccioleti di confronto varietale mettendo a dimora 4-5 varietà, assieme a quelle normalmente coltivate, per vedere come si possano ampliare le cultivar di nocciolo coltivabili".

 

L'ampliamento della disponibilità varietale potrà migliorare non solo la resilienza dei corileti, ma anche la gestione in campo perché si allungherebbe il calendario di raccolta, aggiungendo varietà a maturazione precoce, utilizzando al contempo lo stesso parco macchine.

 

Alta densità, altissima densità o tradizionale?

Scegliere varietà performanti e resilienti è molto utile ma non basta perché anche il sesto d'impianto, quindi la diversa quantità di piante per unità di superficie, influisce sulla resa finale.

 

Il team di ricerca guidato dalla professoressa Farinelli ha messo a dimora nel 2016 un noccioleto ad alta densità di piantagione, utilizzando solo piante innestate su portainnesto non pollonifero di Tonda Francescana® e di Tonda di Giffoni. Questo è composto da tre tesi con sesti d'impianto diversi per capire quali sia la densità più sostenibile per il produttore.

 

"La prima tesi è di 2.500 piante per ettaro a distanze di 4x1 m, cioè 4 metri tra le file e 1 metro sulla fila. La seconda tesi è di 4x2 m, cioè 1.250 piante per ettaro con distanze di 4 metri tra le file e di 2 metri nella fila. In pratica il raddoppio della distanza fra le piante. Infine, la tesi controllo di 4x4 m, cioè 625 piante per ettaro, quindi distanze di 4 metri tra le file e 4 metri nelle file" spiega Chiara Traini, dottoranda dell'Università di Perugia che lavora nel gruppo di ricerca della professoressa Farinelli.

 

 

 

 

Noccioleto sperimentale ad alta densità di piantagione

Noccioleto sperimentale ad alta densità di piantagione

(Fonte: Agronotizie®)

 

I risultati finali di questa prova hanno evidenziato che l'impianto a media densità, cioè di 4x2 metri, è quello che ha il miglior rapporto produttivo riferito a ciascuna pianta.

 

Ma non è tutto. La dott.ssa Traini infatti aggiunge: "L'obiettivo adesso è quello di studiare, con la mia tesi di dottorato, quale sia la quantità minima di acqua per ciascuna densità di piantagione che permetta comunque di ottenere elevate produzioni di qualità. Quindi stiamo testando, per ciascuna delle diverse densità, due diversi volumi irrigui, utilizzando dei sensori (Treetalker). Le apparecchiature monitorano l'accrescimento delle piante in tempo reale, oltre a tutta una serie di parametri fisiologici".

Questo studio è in corso, perciò rimaniamo in attesa dei risultati finali.

 

Noccioli micropropagati, innestati e da pollone a confronto

L'utilizzo di piante micropropagate e innestate su portainnesto non pollonifero è una "novità" recente nei noccioleti italiani, dove tradizionalmente si usano polloni prelevati dalle piante in campo. Questi ultimi però non garantiscono né la certezza genetica né quella sanitaria.

 

La ricerca, finanziata dai Vivai Battistini Srl di Cesena, ha già messo in evidenza che le piante ottenute con la propagazione in vitro, così come per l'innesto, possono essere tranquillamente raccomandate per la coltivazione del nocciolo.

 

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Autore: Chiara Gallo

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