Olivo e Tecniche di Evoluzione Assistita: verso un futuro sostenibile
Le moderne biotecnologie offrono soluzioni per migliorare qualità, resa e resistenza, affrontando sfide climatiche e avversità biologiche. Con trasparenza ed etica per un oliveto più produttivo e adattabile
L'olivo (Olea europaea L. spp. europaea) è una delle frutticole più importanti e rappresentative dell'ambiente mediterraneo. Nonostante la sua importanza economica in Italia la coltivazione si basa ancora su poche cultivar antiche, e questo determina un basso ricambio varietale e uno scarso utilizzo dell'ampia disponibilità di biodiversità che caratterizza questa specie.
Con i nuovi scenari produttivi e climatici le Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea), come la famosa Crispr/Cas e non solo, potrebbero fornire interessanti prospettive laddove il miglioramento genetico tradizionale non riesce ad arrivare, o richiede troppo tempo.
AgroNotizie® in collaborazione con la Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana ha intervistato Cristian Silvestri, ricercatore del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali (Dafne) dell'Università della Tuscia, i vantaggi e le sfide legate al loro utilizzo e le possibili ripercussioni pratiche per gli olivicoltori con uno sguardo anche al futuro.
La Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana si adopera per sviluppare la cooperazione scientifica e tecnica tra il mondo della ricerca, gli imprenditori ed i professionisti del settore ortoflorofrutticolo interessando con le sue azioni ed attività un ampio settore dell'agricoltura che include le colture arboree da frutto e da legno, le piante ortive, le colture floricole, le piante ornamentali, il vivaismo, i tappeti erbosi e la gestione del paesaggio e la tutela degli spazi a verde, con il fine ultimo di favorirne il progresso e la diffusione.
Resistenza e qualità: i vantaggi delle biotecnologie
Come scritto nel paragrafo precedente l'olivicoltura si basa sulla coltivazione di poche cultivar selezionate e antiche. Queste hanno diverse problematiche: una bassa adattabilità agli stress abiotici (mancanza di soddisfacimento di ore di freddo e ondate di calore prolungate) e biotici (marciumi fungini, insetti fitofagi, batteriosi), un habitus vegetativo non in linea con le attuali esigenze di impianto (intensivo e super intensivo), un alto rischio di erosione genetica delle popolazioni.
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Applicare le Tea su cultivar di pregio più diffuse potrebbe non solo contribuire a superare molte di queste sfide, ma anche aa aprire nuove prospettive come ridurre l'alternanza di produzione, un fenomeno tipico di questa specie e particolarmente problematico per gli agricoltori, e migliorare la qualità dell'olio.
Per aumentare la qualità finale dell'olio, per esempio, si può agire sulle vie biosintetiche responsabili dell'accumulo di acido oleico, o o sulla trasformazione dell'acido oleico in acido linoleico. Oppure ingegnerizzare le vie enzimatiche chiave per prevenire l'ossidazione delle sostanze grasse, limitando così l'irrancidimento.
Si possono aprire anche nuove frontiere per contrastare le principali malattie: con la modifica mirata sul Dna difatti sarebbe possibile indurre una resistenza al batterio Xylella fastidiosa attraverso la modifica mirata dei geni responsabili delle risposte immunitarie della pianta.
Inoltre, le tempistiche per ottenere una nuova varietà o migliorare una cultivar già esistente si ridurrebbero di molto: "Una volta che abbiamo a disposizione dei protocolli ideali non dovremmo più usare l'incrocio. Ma potremmo agire direttamente in vitro ed avere già qualcosa di interessante in tempi ridotti, diciamo in pochi anni" dice Cristian Silvestri.
Questo perché in genere con il miglioramento genetico classico, costituito da incrocio e selezione, il breeding è legato alla lunga fase giovanile della pianta. Con questo approccio quindi una nuova generazione performante di olivi si ottiene in circa 10-15 anni.
Sfide e progressi
È bene sottolineare che l'applicazione delle Tea per questa coltura è ancora alle prime fasi, come spiega Silvestri: "Prima dobbiamo superare alcuni problemi legati alla recalcitranza di questa specie alla coltura in vitro, una condizione fondamentale per poter applicare le moderne tecniche di miglioramento genetico".
Però ci sono notizie incoraggianti. Recentemente infatti ci sono stati alcuni sviluppi nello studio della genetica di questa specie. Più nello specifico in Italia è stato sequenziato il genoma della cultivar 'Leccino' che per l'ingegnere genetico rappresenta una risorsa fondamentale per organizzare futuri programmi di editing genetico.
Influenze pratiche per l'olivicoltura
Con l'introduzione di cultivar più performanti si possono ottenere impianti più produttivi, resilienti e sostenibili.
Infatti, avere a disposizione una pianta resistente e/o tollerante si potrebbe tradurre per l'agricoltore in una riduzione significativa degli input esterni, quali trattamenti fitosanitari e acqua di irrigazione. Che a loro volta volta si traducono in un abbattimento dei costi e un minor impatto ambientale.
C'è poi la questione dell'habitus vegetativo: "Se adattiamo la pianta ad un tipo di olivicoltura intensiva e super intensiva cambia totalmente la visione dell'oliveto. Si passerebbe da impianti tradizionali con sesti d'impianto di 6x6 metri, 8x8 metri o 10x10 metri a impianti con olivi allevati a parete".
In poche parole, cambiando l’habitus degli alberi cambierebbe proprio l'ottica del frutteto, non solo da un punto di vista strutturale ma anche le pratiche agronomiche, aprendo nuove prospettive di gestione e ottimizzazione.
E poi si presenterebbe l'opportunità di preservare la competitività del settore valorizzando al contempo i prodotti locali. "Abbiamo molte cultivar interessanti ma con una resa in olio molto bassa, o caratterizzate da profili qualitativi migliorabili. Puntare a migliorare la qualità e la quantità di olio è fondamentale per aumentare sia le rese sia le caratteristiche qualitative del prodotto" continua Silvestri.
Genetica e filiera dell'olio, l'importanza della trasparenza
In questi percorsi di innovazione è fondamentale poter coinvolgere non solo gli olivicoltori ma anche i consumatori garantendo trasparenza e sicurezza in tutte le fasi della ricerca. Ma anche per consentire a tutte le parti della filiera di dialogare e scambiarsi informazioni.
Come per qualsiasi tecnologia innovativa, è importante adottare un approccio etico e regolamentato. Come conclude Silvestri: "Ad oggi gli organismi ottenuti con le Tea sono ancora considerati al pari dei tradizionali Ogm. Di fatto quindi questi prodotti non ci sono ancora sul mercato, in futuro comunque un sistema di etichettatura trasparente sarà importante per conquistare e mantenere la fiducia da parte del consumatore".
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Autore: Chiara Gallo