Pero in vaso, tra risultati agronomici e novità
Da Geoplant Vivai arrivano risultati positivi per gli astoni di Abate Fétel su Conference allevati in vaso. Sanità, radicazione e omogeneità sono i punti di forza di questo innovativo materiale vivaistico, che dal 2026 sarà disponibile anche per altre cultivar

Abate Fétel innestata su Conference autoradicato in vaso prima del trapianto
Fonte immagine: Geoplant Vivai
La coltivazione del pero in Emilia Romagna sta vivendo una fase di forte contrazione, complice la pressione di avversità come la cimice asiatica e la moria dell'apparato radicale, che stanno spingendo molti produttori ad abbandonare questa coltura.
La riduzione delle superfici rende necessario individuare nuove strategie e, tra queste, l'ampliamento del pool varietale rappresenta una strada promettente per rispondere meglio alle esigenze fitosanitarie e produttive del settore.
In questo scenario Geoplant Vivai, azienda vivaistica di Ravenna, oltre a portare avanti attività di miglioramento genetico, sta investendo anche sull'innovazione tecnica proponendo un'alternativa agli astoni a radice nuda: pero allevato in vaso, pensato per garantire maggiore resilienza fin dal primo anno d'impianto.
Gianluca Pasi, tecnico agronomo di Geoplant Vivai, fa il punto sui risultati di questo primo anno, con uno sguardo anche alle novità attese per il 2026.
Pero in vaso, un bilancio positivo
"I dati sulla prima produzione sono significativi. Nel 2025 sono stati messe a dimora 10mila piante in vaso di Abate Fétel su Conference autoradicato e le impressioni degli agricoltori sono molto positive. Difatti già dopo il primo anno i pericoltori hanno richiesto il prodotto per i nuovi impianti, anche con altre varietà" spiega Pasi.
Le osservazioni raccolte nel primo anno hanno evidenziato tre punti di forza: sanità, attecchimento e omogeneità del materiale vegetale.
Sanità delle piante
Le osservazioni del primo anno hanno mostrato un chiaro vantaggio sul fronte fitosanitario. L'allevamento in vaso consente di contenere meglio i patogeni più comuni come il colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora), psillide (Cacopsylla pyricola) e maculatura bruna (Stemphylium vesicarium).
"In serra i patogeni si controllano in maniera più efficace perché si può intervenire con maggiore frequenza. L'infezione iniziale è quindi veramente molto contenuta. Questa condizione si riscontra anche in pieno campo, dove al primo anno non si sono segnalati problemi significativi".
Radicazione
Rispetto all'astone a radice nuda il materiale in vaso consente di avere meno fallanze nel post trapianto. Questo perché l'apparato radicale ha una struttura più complessa, con radichette e peli radicali, che permette all'albero di non entrare in stress.
"La pianta in vaso reagisce subito già dopo 2-3 settimane dalla messa a dimora e inizia a vegetare. Non abbiamo avuto nessun caso di mortalità, questo vuol dire che di 100 piante trapiantate 100 sono rimaste vive alla fine del primo anno" continua Pasi.
Omogeneità delle piante
Il materiale vegetale in vaso si caratterizza per uno sviluppo uniforme: "I peri iniziano a vegetare e ad accrescersi più o meno assieme. Alla fine del primo anno sono all'incirca tutti uguali, con un germoglio di quasi 1 metro".
Abate Fétel su Conference autoradicato dopo tre settimane dal trapianto in pieno campo
(Fonte: Geoplant)
Alla luce di tutte queste considerazioni Geoplant prevede un'entrata in produzione anticipata di circa 1 anno con l'astone in vaso rispetto a quello a radice nuda. Comunque sia la gestione dell'impianto (sesto, potatura, trattamenti fitosanitari e così via) rimane invariata per l'azienda agricola.
Geoplant amplia la gamma
"La tecnica in vaso funziona per Abate Fétel innestata su Conference autoradicato, ma anche su altre varietà. Difatti a partire dal 2026 vogliamo produrre così anche William, Carmen e Crea 194 per diversificare la produzione su tutto il pool varietale disponibile".
Inoltre, esattamente come Abate Fétel anche William, Carmen e Crea 194 verranno innestate su Conference autoradicato, perché rispondono molto bene ai portainnesti franchi clonali, e con una serie di vantaggi sulla produzione. Infatti, a differenza del pero franco da seme tradizionale il Conference autoradicato è meno suscettibile al marciume del colletto (Phytophthora cactorum), ha una radice ben sviluppata ed è geneticamente stabile in quanto sono tutti cloni.
Tuttavia, si stima che su queste cultivar la vigoria sarà leggermente inferiore (5-10% in meno) rispetto al pero franco da seme. Tutte le altre caratteristiche però dovrebbero rimanere invariate secondo le previsioni fatte dall'Azienda vivaistica.
"Si parla comunque di qualche migliaio di piante. L'Abate resta la varietà con i numeri più consistenti, seguita da William con quantitativi più contenuti, mentre Carmen e Crea 194 hanno volumi ancora più piccoli. In sostanza le proporzioni rispecchiano quelle dei vivai tradizionali" conclude Pasi.
Nel 2026 la prima occasione fieristica per mostrare questa novità sarà Macfrut. In aggiunta, è prevista l'organizzazione di una giornata dimostrativa in serra, pensata come open day per consentire a tecnici e produttori di osservare direttamente le piante.