Erba medica Medicago sativa L.

Erba medica - Plantgest.com
Descrizione della pianta
L’erba medica o Medicago sativa è una pianta estensiva o industriale ritenuta la foraggera da sfalcio poliennale per eccellenza, grazie anche all'ottima qualità ed all'elevato valore proteico. E' inoltre molto produttiva, longeva e con grande capacità di ricaccio.

Rappresenta la base dell'alimentazione delle vacche destinate alla produzione di latte. Apporta in maniera più equilibrata, rispetto ad altre foraggiere, tutti gli elementi minerali necessari all’animale. Anche dal punto di vista vitaminico, degli acidi organici e degli oligoelementi, costituisce una vera e propria miniera di sostanze.
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Si pensa che l'erba medica sia stata 'scoperta' intorno al 7mila a.C. nell’Asia centro-occidentale. All'ora veniva chiamata 'alfachpacah', che tradotto vuol dire 'il migliore dei cibi'. Arriva in Europa attorno al 490 a.C.. In Italia inizia a diffondersi attorno al 150 a.C..

Le sue preziose caratteristiche vengono descritte nel De re rustica, opera didascalica in prosa di Marco Terenzio Varrone scritta in prosa nel 37 a.C.: 'La migliore foraggera è l’erba medica, primo perché seminata una volta dura dieci anni, poi perché ogni anno si sfalcia quattro volte ed anche sei, perché ingrassa il campo. Perché anche l’armento più patito si rimette mangiandola, perché è un ottimo rimedio per il bestiame malato, perché un solo iugero di erba medica basta ed avanza per nutrire tre cavalli per tutto un anno'.


 
L’erba medica coltivata appartiene alle specie Medicago sativa ed alla specie M. media. La Medicago media, da taluni considerata anziché una specie a sé stante una forma della M. sativa (derivata dall’incrocio spontaneo tra M. sativa e M. falcata).

Noi guardiamo la Medicago sativa. E' una pianta erbacea poliennale. In ambienti adatti può vivere fino a 10-15 anni. In linea generale però vive 3-4 anni a causa di svariate avversità.

La pianta di erba medica è costituita da numerosi steli eretti alti 0,80-1 m, che si sviluppano dal cespo. Dopo ogni taglio la vegetazione ributta, e questa è una delle più importanti caratteristiche di questa foraggera.

Le foglie sono trifogliate. Ogni fogliolina di forma ovoidale-allungata e denticolata. I fiori si formano in numero di 10-20 su ogni stelo sopra piccoli racemi ascellari e sono di colore azzurro-violaceo. Il frutto è un legume a spirale, che di solito contiene da 2 a 8 semi. Il seme è piccolo (1000 semi pesano 2 g circa), reniforme, di colore giallo verdognolo.
La duplice origine geografica e genetica dell'erba medica fanno sì che questa pianta sia coltivata entro un’ampia fascia di latitudine: dagli ambienti caldi e aridi del bacino del Mediterraneo alle aree dell’Italia centro-settentrionale e dell’Europa centrale.

L’erba medica è una forte consumatrice d’acqua: ne consuma 700-800 litri per formare un chilogrammo di sostanza secca. Nonostante ciò è la foraggera più resistente alla siccità grazie al suo apparato radicale capace di scendere a grande profondità.

Teme l’eccesso di umidità nel terreno. Il miglior terreno è quello di medio impasto e quello argilloso di buona struttura, profondo, in modo da non ostacolare l’approfondimento delle radici. Nei confronti del pH l’erba medica non tollera l’acidità.
In passato il medicaio era mantenuto per un numero non predeterminato di anni e tenuto fuori rotazione. Oggi si preferisce usare il prato per 3-4 anni, inserendolo in rotazione.
In base a questo aspetto l’erba medica è considerata una coltura miglioratrice, che di norma segue e precede il frumento. L’unica incompatibilità dell’erba medica quanto a successione colturale è verso se stessa.
La concimazione di fondo si basa sul fosforo, del quale le leguminose sono oltremodo esigenti. L'azoto invece non è importante data la capacità dell'erba medica di azotofissare. Il potassio in genere è abbondante nei terreni e nelle regioni dove la medica è diffusa.

È opportuno però che il concime fosforico, e nell'eventualità quello potassico, sia dato prima della semina o, meglio ancora, prima dell’aratura. Il letame sarebbe utilissimo al medicaio per il miglioramento delle proprietà fisiche del terreno, alle quali la medica è assai sensibile.

La concimazione fosfatica e fosfo-potassica in copertura del medicaio, anche se è una pratica corrente, non è molto razionale data la scarsa mobilità di questi elementi.
Le precipitazioni medie dei nostri ambienti tipici di coltivazione dell'erba medica sono sufficienti a coprire le esigenze idriche. Meglio destinare l’acqua a colture più reattive a questo mezzo tecnico, come quelle da rinnovo, le ortensi o gli erbai primaverili-estivi ed estivi.

Solo nelle estreme regioni meridionali a clima eccessivamente asciutto e caldo, l’irrigazione è necessaria e costituisce condizione indispensabile per ottenere produzione costante ed elevata.

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Controllo rape selvatiche in pieno campo biologico

salve a tutti, vorrei porre il seguente quesito: dopo 5 anni di erba medica ho coltivato il farro e il campo non presentava infestanti. In successione ho passato 2 volte il frangizolle e ho seminato ad ottobre il trifoglio alessandrino in purezza. Da dicembre osservo una infestazione enorme di rape selvatiche; ho provato ad intervenire con la zappa ma vista la quantità di piante ho dovuto rinunciare. Volendo arrivare alla raccolta del seme del trifoglio a luglio, come posso evitare la disseminazione delle rape selvatiche? Grazie e a presto! 8)

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