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Frutta estiva, l’ennesimo anno nero

Continua il lungo periodo di crisi: la forbice tra prezzo al produttore ed al dettaglio si allarga ancora. Plantgest ha intervistato Ilenio Bastoni, direttore di Apofruit

Frutta estiva, l’ennesimo anno nero - Plantgest news sulle varietà di piante

15 cent/kg non bastano per sopravvivere, non coprono neanche il 50% dei costi di produzione

Fonte immagine: Agronotizie

La situazione della frutta estiva italiana è drammatica. La remunerazione del prodotto al frutticoltore ha raggiunto livelli veramente bassi: 15 cent al kg, meno del 50% dei costi di produzione. Troppo poco per poter sopravvivere. Mentre il prezzo al consumatore lievita di anno in anno. Ci sono anche due altri elementi che stanno influenzando il settore: l'aumento della competitività estera e le mutevoli ed altalenanti condizioni climatiche. Quest’anno l'agricoltura deve fare i conti con i gravi danni provocati dal caldo e dalla siccità. Coldiretti, sulla base dei dati Istat, ha stimato un danno superiore ai 2 miliardi di euro nelle campagne, con la distruzione di interi raccolti.

Ma proprio quest’anno in cui i consumi sono aumentati, sia per il caldo record sia per la svolta salutistica, si registrano pratiche commerciali non del tutto trasparenti che stanno facendo svanire quel che di buono era stato fatto. I consumi di frutta e verdura (in base ai dati Nielsen) sono ai massimi livelli dal 2000 ad oggi. Coldiretti afferma un +9,6% nel 2017: frutta secca (+11,9%), verdura (+11,9%) e frutta (+7,1%).

Voglio sottolineare anche la ricerca del Censis, dal titolo 'La filiera del cibo e le sue opportunità: impresa, lavoro, qualità della vita': il cibo è tornato al centro dell'attenzione degli italiani ed il suo prezzo è una variabile di scelta sempre meno importante. Dal 2013 al 2016, infatti, le spese alimentari e per la ristorazione sono cresciute del 3,3% raggiungendo i 227 miliardi di euro. Il 69,9% degli italiani prende in considerazione solo fattori diversi dal prezzo, su tutti la trasparenza, l'impatto sulla salute e la sicurezza. Per il 27,1% del campione conta il prezzo ed un altro fattore degli attributi appena indicati, mentre soltanto l'1,3% sceglie solamente in base al prezzo.

 
Il pesco è il frutto più in crisi tra tutti quelli estivi 
(Fonte foto: ©PixelBank - IStockPhoto)
 

Pesche e nettarine, il black out è totale

Tra tutte le piante quelle che vivono la situazione più grave sono le pesche e le nettarine. "In Europa - spiega Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit - la produzione di pesche e nettarine risulta stabile (circa 38 milioni di quintali), pur con situazioni differenti tra paese e paese. In questo contesto l’Italia rimane tra i primi produttori: al sud la situazione è abbastanza stabile mentre al nord la contrazione è decisamente alta. La Francia presenta un dimezzamento dei quantitativi prodotti. In Spagna le produzioni sono cresciute: in particolare sulle pesche piatte".
Al di là dell'aspetto produttivo il problema è strutturale e di consumi. "Il mercato nell’ultimo decennio è cambiato - prosegue Bastoni -: dall’embargo russo alla svalutazione di sterlina e dollaro, dall’instabilità politica ai cambiamenti climatici. E il pesco non sembra essersi adeguato. Altro elemento da considerare è l’aumento della disponibilità di frutta estiva contemporanea a pesche e nettarine: albicocche, susine ed uva che, con le nuove varietà, hanno allungato o anticipato il calendario di commercializzazione a discapito del comparto peschicolo. La situazione va inoltre contestualizzata in un trend negativo dei consumi di pesche. Nell’ambito di questa riflessione occorre riportare il positivo esempio della fragola, percorso virtuoso da usare anche per la peschicoltura. Una storia esemplare per le strategie messe in atto per uscire da una crisi che ne aveva appannato pesantemente i risultati economici".

 
L'albicocco è tra i frutti estivi più in crescita
(Fonte foto: ©Ips-International plant selection)
 

La luce in fondo al tunnel

E allora come si fa ad uscire da questa situazione? Io non credo esista un solo modo ma più modi. Tanti 'mattoncini' che assieme permettano di costruire un nuovo e più solido edificio. "Bisogna ripartire dal rilancio dei consumi - dice Bastoni - e da produzioni di qualità. E poi incentivare la valorizzazione del prodotto, la segmentazione, il miglioramento del packaging, la diversificazione dei canali commerciali e l'attuazione di un'adeguata comunicazione. Ad esempio per le albicocche una parte di questi discorsi hanno funzionato visto che negli ultimi anni sono aumentati i consumi procapite e la redditività dei produttori. Le nuove varietà ci hanno infatti permesso di sviluppare i volumi, di allungare il calendario di commercializzazione, di aumentare significativamente la quota di prodotto destinata al mercato estero, di creare reddito da trasferire ai soci produttori".

Tra i dati che spiccano anche in annate così pesanti come l’attuale, c’è quello  sul  biologico, in controtendenza sia per il prodotto destinato all’industria di trasformazione sia per quello del fresco. "Il mercato del biologico - prosegue Bastoni - si conferma dunque una carta vincente, che Apofruit intende sviluppare ulteriormente valorizzando anche il proprio marchio Almaverde Bio. E poi bisogna investire nell’internazionalizzazione, vero fattore strategico. Apofruit si sta sviluppando molto verso nuovi mercati, anche per le produzioni estive: 60 spedizioni via aerea e 30 spedizioni via mare, solo nel 2017, verso quei paesi più esigenti ma dall’alto valore aggiunto".
 
La fragola è un esempio virtuoso da imitare per uscire dalla crisi
(Fonte foto: ©AgroNotizie) 
 

Lo scenario è europeo, se non mondiale

Al di là degli sforzi e delle strategie le logiche alla base dell’andamento della frutta estiva non si giocano in uno scenario nazionale ma europeo, se non addirittura mondiale. "A questo proposito - conclude Bastoni - giudico positiva la recente costituzione, da parte del Mipaaf, di un tavolo ortofrutticolo nazionale in cui affrontare in maniera unitaria i problemi dell’ortofrutta (redazione di un catasto europeo, barriere fitosanitarie, armonizzazione fitosanitaria europea, promozioni dei consumi, nuova Ocm, etc.). Sarà indispensabile che questa esperienza venga riportata in ambito europeo, per condividere strategie e obiettivi che, solo in sede comunitaria, possono trovare delle risposte unitarie adeguate per adottare strumenti idonei a governare in maniera coordinata una situazione del settore agricolo comune a molti paesi". 
Riportiamo anche un'azione straordinaria svolta, a fine agosto, dalla Commissione europea, nell’ambito del regolamento a favore del settore ortofrutticolo colpito dall’embargo russo: un aumentato dei quantitativi di ritiro delle pesche e nettarine, assegnando una quota all’Italia di circa settemila tonnellate rispetto alle 1.500 inizialmente previste. Un aumento di 4.760 tonnellate aggiuntive per l’Italia, anche se una quantità decisamente inferiore rispetto a quelle aggiunte per la Spagna (19.550) e per la Grecia (10.710).

Autore: Lorenzo Cricca
© Plantgest - riproduzione riservata

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