Reportage

Frutta secca, cosa succede in Italia?

Crescono i consumi, grazie alla sua immagine salutistica. Di conseguenza crescono le superfici coltivate. Un'opportunità di reddito per i frutticoltori e i produttori agricoli

Frutta secca, cosa succede in Italia? - Plantgest news sulle varietà di piante

La frutta secca può essere una reale opportunità per i produttori agricoli ma per produrre al meglio serve professionalità e conoscenza

Fonte immagine: © Luca - Fotolia

La frutta secca fa bene alla salute. E' questo il claim che ha permesso al settore della frutta oleosa (nocciole, noci, mandorle in primis) d'ottenere un trend positivo in termini di consumi negli ultimi anni. Una crescita che ha portato conseguentemente ad un beneficio economico per gli addetti ai lavori e ad un aumento delle produzioni nazionali e mondiali. "Si registra nel 2017 un aumento del 10% degli acquisti di frutta in guscio in Italia - dichiara Coldiretti in un comunicato stampa di aprile -, facendo così superare la storica soglia del miliardo di euro. Il loro consumo è praticamente raddoppiato negli ultimi dieci anni ed ha raggiunto il valore di 3 Kg all’anno per persona. Questo trend è dovuto alla sua nuova immagine salutistica. Dei veri e propri superfood per il benessere psicofisico. Le noci e le nocciole, ad esempio, sono ricche di antiossidanti, acidi grassi che fanno bene al colesterolo, sali minerali e vitamina E; le mandorle sono utili per mantenere forti e sani la pelle, i capelli e le unghie e per rafforzare il sistema immunitario; i pistacchi contengono molte fibre, sali minerali ferro e vitamine (gruppo A e gruppo B); i pinoli sono una fonte di zinco, potassio e vitamina B12".

Si stima che il valore in gioco a livello mondiale sia molto alto: 35 miliardi di dollari di frutta secca alla produzione - diventano 45 miliardi di dollari se consideriamo la frutta essiccata - per un totale poi di circa 450 miliardi di dollari di prodotto finito sugli scaffali. Valori che potrebbero ulteriormente crescere anche grazie ad un'intensa attività nel mondo legata agli acquisti via internet (molto in voga in questo caso), con Amazon e Alibaba in prima fila (Fonte dato Monitor Ortofrutta - Agroter).

 
Frutto di noce su pianta all'interno di un noceto

In Italia nel 2017 sono stati coltivati 79.951 ettari di nocciolo per una produzione di 1.434.832 quintali
(Fonte foto: © AgroNotizie.it)
 

Diamo i dati della produzione

In base ai dati dell'Inc-International Nut and Dried Fruit Council Foundation pubblicati nel 2017 e che fanno riferimento al periodo 2015/2016 la produzione mondiale di frutta secca a guscio si è attestata sui 4,2 milioni di tonnellate (+11% rispetto al periodo 2014/2015). Il prodotto che ha registrato il maggior volume è la mandorla con 1,18 milioni di tonnellate, seguito dalla noce con 854mila tonnellate, il pistacchio con 762mila tonnellate, l'anacardo con 755mila tonnellate e la nocciola con 397mila tonnellate. Tra i Paesi la leadership è degli Usa, con una quota di produzione sul totale del 42%. Seguono a distanza la Cina con il 10%, la Turchia con il 10%, l'Iran con il 6% e l'India con il 4%. "In Italia - continua la Coldiretti - si raccolgono circa 300mila tonnellate di frutta in guscio all’anno. Noci e nocciole sono presenti lungo tutta la Penisola italica, anche se la produzione è concentrata fra Piemonte, Campania, Lazio, Sicilia, Emilia-Romagna e Veneto. Solo i noccioleti sono cresciuti di ben il 6,5% nell’ultimo anno con quasi 80mila ettari a livello nazionale. Mandorle e pistacchi sono invece tipici del sud Italia con Puglia, Calabria e Sicilia in testa. I pinoli sono invece raccolti principalmente lungo le coste ed in montagna. La crescita dei consumi - conclude la Coldiretti - sta portando anche ad un aumento dei terreni dedicati a queste coltivazioni, con un +30% di noccioleti e mandorleti previsti nei prossimi 10 anni anche se rimane forte il flusso delle importazioni".

Uno sguardo anche a quanto ha pubblicato Istat sul proprio sito internet: nel 2017 sono stati coltivati in Italia 79.951 ettari di nocciolo per una produzione di 1.434.832 quintali mentre nel 2007 gli ettari sono stati 72.314 ed i quintali 1.326.018; per il mandorlo nel 2017 gli ettari sono stati 58.472 per una produzione di 846.623 quintali mentre nel 2007 gli ettari sono stati 79.955 ed i quintali 1.183.498; per il pistacchio nel 2017 sono stati coltivati 3.870 ettari per una produzione di 38.856 quintali mentre nel 2007 gli ettari sono stati 3.671 ed i quintali 28.210. I dati per il noce non sono stati resi pubblici e disponibili.

 
Frutto di nocciolo su pianta all'interno di un noccioleto

Nel 2017 sono stati coltivati in Italia 79.951 ettari di nocciolo 
(© Fonte foto: MyriamsFotos - Pixabay)
 

Nocciolo, si riscopre la tradizione

L’Italia è il primo produttore europeo di nocciole e secondo al mondo dopo la Turchia. Il trend produttivo è in ulteriore espansione grazie ad alcuni progetti di sviluppo: In primis ricordiamo il progetto 'Nocciola Italia' messo a punto dalla Ferrero che prevede, infatti, d'incrementare le coltivazioni del 30% entro il 2025, aggiungendo 20mila ettari di noccioleti, cioè 10 milioni di piante. Tra le regioni tradizionalmente più vocate alla produzione di nocciole, abbiamo il Lazio con 22.965 ettari ed una produzione di 574.275 quintali nel 2017 (Fonte dati Istat, 2017), la Campania con 21.144 ettari e 393.317 quintali, il Piemonte con 20.332 ettari e 317.858 quintali e la Sicilia con 13.810 ettari e 122.120 quintali. Queste quattro Regioni rappresentano complessivamente il 98% dei valori complessivi di superficie e produzione. Una concreta ripresa delle produzioni è destinata a riflettersi positivamente anche sul mondo del lavoro: facile prevedere che ne gioveranno soprattutto i giovani, che stanno tornando a guardare con interesse al mondo dell’agricoltura e ad investire sulle sue potenzialità di sviluppo.

 
Frutti di pistacchio su pianta all'interno di un pistacchieto

Per il pistacchio nel 2017 sono stati coltivati 3.870 ettari per una produzione di 38.856 quintali
(Fonte foto: © Okssi - Fotolia)
 

Noce, una coltivazione in ripresa

Il noce è stata una pianta molto diffusa nel nostro paese, tanto da rappresentare lungamente una risorsa economica importante per i nostri territori collinari. Successivamente il suo appeal è calato, fino a raggiungere una considerazione marginale. Negli ultimi anni però stiamo assistendo ad un nuovo e crescente interesse, soprattutto verso una nocicoltura specializzata. L’inversione di tendenza è legata al possibile apporto di Omega 3 e 6, che contribuisce alla riduzione del colesterolo nel sangue, migliora le prestazioni fisiche grazie all’arginina ed esercita una funzione antiossidante per la presenza di vitamine. In Italia si stima un consumo circa 50mila tonnellate di noci all’anno, ma la produzione nazionale soddisfa appena un quarto di questo fabbisogno. Per questo sono stati messi in campo diversi progetti, con l'obiettivo d'incrementare le produzioni locali. Le regioni italiane particolarmente vocate per questa produzione sono: Campania, Lazio, Veneto ed Emilia-Romagna. Proprio in quest'ultima regione circa 19 anni fa nasce un progetto chiamato 'Noce di Romagna', poi diventato 'Noce d'Italia' ed infine 'In-Noce'. Esso è stato promosso e realizzato dall'Azienda agricola San Martino di Forlì (FC) e dalla New Factor di Rimini.
"L'azienda San Martino e New Factor credono ed investono nella filiera della noce da quasi vent’anni - spiega Alessandro Annibali, amministratore delegato di New Factor e Azienda Agricola San Martino durante la XIV Giornata della Noce dell'11 ottobre 2018 -. La nostra produzione annua è di 2 mila tonnellate, pari al 5% della domanda nazionale. Le varietà che coltiviamo sono principalmente Chandler e Howard. Recentemente abbiamo messo a dimora anche impianti con la varietà Lara per ampliare il calendario di maturazione, vista la sua precocità rispetto alle precedenti, e poter così raccogliere noci da settembre ad ottobre. L'investimento complessivo del progetto è di circa 10 milioni di euro fra valore dei terreni, messa dimora degli impianti e sviluppo di macchinari innovativi come la linea di sgusciatura con selezione ottica elettronica. Con 'In-Noce', e con l'inaugurazione del nuovo stabilimento 4.0, raggiungiamo un nuovo traguardo che ci permette di essere sempre più il punto di riferimento per il settore della nocicoltura in Emilia-Romagna e in Italia. L’investimento di New Factor nel progetto, circa un milione di euro, viene fatto nella convinzione che il prodotto abbia ancora grandi potenzialità di crescita in un mercato sempre più interessato al consumo della frutta secca".

 
Frutti di mandorlo su pianta all'interno di un mandorleto

Per il mandorlo nel 2017 gli ettari sono stati 58.472 per una produzione di 846.623 quintali
(Fonte foto: © Ajcespedes - Pixabay)
 

Import, tra pericolo e opportunità

Pur se è previsto un forte incremento delle produzioni l'Italia rimane un Paese dipendente dalle importazione. Nel 2017 l'import di frutta in guscio ha rappresentato un valore di circa 900 milioni di euro. Il primo Paese estero da cui acquistiamo è gli Usa per noci e mandorle. Seguono poi Turchia (per noci e nocciole) e Cina (per i pinoli). Per dare qualche numero: nel 2015 per il nocciolo sono arrivati in Italia 57.441 tonnellate di prodotto, nel 2010 sono arrivate 40.211 tonnellate e nel 2005 sono arrivate 68.139 tonnellate. Tutto questo però non deve essere visto per forza come una minaccia ma anche come un'opportunità. Ad esempio per poter esportare conoscenza e materiale di qualità (piante in primis). L'azienda Besana, leader mondiale nella frutta secca, ne è un esempio. "Il progetto di Besana - ha spiegato Giuseppe Calcagni, presidente di Besana, durante un convegno che si è tenuto il 20 settembre scorso in Kazakhstan - è stato avviato nel 2014 ed oggi l’attività del gruppo, portata avanti dalla Besana International Ltd, si va potenziando. Dalla Polonia e dalla Romania il progetto si è esteso fino all’Ucraina, intensificandosi proprio in Kazakhstan. A Turgen, nell’Oblast di Almaty, Besana ha creato un importante impianto pilota, forte di una collezione di ben 62 varietà di noci, noccioli, mandorli e pistacchi. La produzione di frutta a guscio ed in particolare delle specie mediterranee come nocciole, noci e mandorle rappresenta una magnifica opportunità per convertire e valorizzare i suoli dell’Europa Centro Orientale e dell’Asia Centrale. AgriBioTech KZ fornirà un supporto commerciale attraverso adeguati contratti di acquisto per un periodo rinnovabile di 10-15 anni a condizioni di mercato e faciliterà l'acquisto dell'attrezzatura tecnica necessaria in Italia; inoltre offrirà assistenza durante il periodo post-raccolta”.

Autore: Lorenzo Cricca
© Plantgest - riproduzione riservata

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