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Il sud Italia punta sul mandorlo

Cresce l'interesse per il mandorlo. In aumento la produzione made in Italy. La mandorlicoltura è una valida alternativa alle coltivazioni tradizionali. Come coltivare le piante di mandorlo al meglio? La redazione di Plantgest di dà qualche suggerimento

Il sud Italia punta sul mandorlo - Plantgest news sulle varietà di piante

Mandorlo, crescono le coltivazioni in Italia ma servono impianti superintensivi e nuove varietà

Fonte immagine: © Vito Vitelli

Il settore della frutta in guscio sta vivendo da oltre 10 anni un rilancio, sia dal punto di vista dei consumi che produttivo. Tra le varie tipologie il mandorlo ne è certamente una delle più interessanti. A livello mondiale nel 2017 sono state prodotte 2.239.697 tonnellate (+34% dal 2007) su una superficie di 1.925.887 ettari (+14% dal 2007). Il primo produttore mondiale sono gli Usa con 1.029.655 tonnellate (46% del totale), seguito da Spagna con 255.503 tonnellate e Marocco con 116.923 tonnellate. L'Italia è al sesto posto con 79.599 tonnellate e 58.472 ettari.

La produzione italiana non è in grado di coprire il fabbisogno nazionale di mandorle, con la conseguenza di un aumento dell'import. Secondo i dati Fao le mandorle sgusciate importate nel Bel Paese sono circa 30mila tonnellate. L'export è decisamente scarso. Per cogliere le opportunità del mercato la mandorlicoltura italiana deve rinnovarsi, sia dal punto di vista varietale che dei portinnesti. Ma anche dal punto di vista dell'impianto, della gestione agronomica e della produzione. Il mandorlo può quindi rappresentare una redditizia opzione, alternativa ad altre colture frutticole, a patto di essere considerata come una coltura specializzata ed intensiva.

Nascono così i mandorleti intensivi di nuova concezione. E' importante che nella realizzazione di un mandorleto moderno si abbia ben chiaro fin dall'inizio l'ambiente di produzione, le sue caratteristiche, le scelte tecnico-agronomiche con cui si vuole condurre l'impianto (un pensiero anche alla meccanizzazione), l'obiettivo che si vuole raggiungere, il mercato di destinazione del prodotto. Si parte da una corretta esposizione dei filari, che deve essere il più possibile nord-sud, in modo tale da poter intercettare la luce con maggiore efficacia e con uniformità. Le piante ad ettaro possono essere tra le 230 e le 650 ad ettaro: a seconda dello schema che si utilizza. Nel caso delle 230-330 piante ad ettaro le distanze sono di 5-6 metri lungo la fila e i 6-7 metri tra le file.
La forma di allevamento è solitamente a vaso libero. I portinnesti più diffusi sono il franco di mandorlo (Don Carlo, semenzali amari cv Catuccia), il franco di pesco (GF 305, Nemaguard, Missouri, Montclar® Chanturgue), il susino (Penta®), l'ibrido interspecifico pesco x mandorlo (GF 677, Garmen®) ed il mirabolano. Con questa tipologia di coltivazione dal 5°-6° anno inizia la piena produzione, con una produzione potenziale di circa 15-18 kg di mandorle per pianta (5-7 tonnellate ad ettaro con 400-450 piante ad ettaro).

 
Mandorlo, piante allevate a vaso libero: impianto intensivo
Mandorlo, piante allevate a vaso libero: impianto intensivo
(Fonte foto: presentazione di Vito Vitelli, durante evento 'Mandorlo in Puglia' del 30 agosto 2016 - scaricala dal Blog di Vito Vitelli)



Dal punto di vista varietale una regola generale è quella di preferire varietà autofertili, dalla costante produttività, dalla fioritura tardiva, dalle ottime qualità organolettiche e dall'alta resa in sgusciato. Importante è anche tenere in considerazione la destinazione del proprio prodotto: consumo fresco, industria di trasformazione (pasta mandorle, marzapane, etc) e confetteria. Tra le varietà più note e diffuse oggi in Italia abbiamo: Tuono, Filippo Ceo, Supernova, Pizzuta d'Avola, Lauranne® Avijor* (adatte per consumo fresco e trasformazione industriale). Ricordiamo anche le varietà più interessanti per la confetteria: Filippo Ceo, Fragiulio grande, Genco, Falsa barese, Ferragnes. Sicilia e Puglia sono le due Regioni più importanti in Italia, dal punta di vista produttivo e di superfici coltivate a mandorlo.

Ulteriore possibilità sono i mandorleti superintensivi. Evoluzione di questa coltivazione moderna ed intensiva. Permettono la raccolta in continuo con macchine scavallatrici. Anche alcune attività produttive, come la potatura, sono meccanizzate. La densità d'impianto può arrivare fino ad oltre 2000 piante/ettaro. Due i sesti d'impianto principali: il 'siepone' con distanze di 1,20-1,30 metri sulla fila e 4,00 metri tra le file (altezza piante 2-2,5 metri) ed il monoasse con distanze di 0,80-1,00 metro lungo la fila e 3,50-4,00 metri tra le file (altezza piante di 2 metri). L'entrata in produzione avviene già al 2° anno con una piena produzione anticipata di uno o due anno rispetto agli impianti intensivi: dal 3°-5° anno con una media di circa 6-7 tonnellate ad ettaro. Necessitano degli spazi liberi nelle testate di almeno 6-8 metri in modo tale da permettere alle macchine di potersi muovere con facilità. Questa cosa aumenta la dimensione dei corpi aziendali che non devono essere inferiori ai 10-15 ettari. I portinnesti utilizzati sono il Rootpac® 20 ed il Rootpac® 40 (leggi l'articolo di AgroNotizie del 23 luglio 2014 - portinnesti di Agromillora, distribuiti tra l'altro in Italia da Geoplant Vivai): nanizzanti e con bassa vigoria. Le varietà che hanno mostrato le migliori preformance vegeto-produttive sono Belona, Guara (sinonimo di Tuono), Soleta, Lauranne® Avijor*, Independence® Alm21*.

 
Mandorlo, piante allevate a siepe: impianto superintensivo
Mandorlo, piante allevate a siepe o siepone: impianto superintensivo
(Fonte foto: presentazione di Vito Vitelli, durante evento 'Mandorlo in Puglia' del 30 agosto 2016 - scaricala dal Blog di Vito Vitelli)

Se sei interessato ad avere ulteriori informazioni sul mandorlo e sulla sua coltivazione la redazione di Plantgest suggerisce di visitare:
Esigenze climatiche e terreno
Il mandorlo predilige ambienti con climi tipicamente mediterranei. Soffre il gelo ed il forte vento freddo, fattori che danneggiano inevitabilmente la fioritura. L’ideale, per la coltivazione del mandorlo, sono le zone di collina, dove c’è una buona areazione e le gelate sono ridotte. Sopporta bene la siccità ed il caldo eccessivo, ma teme l’eccesso di umidità. Il terreno ideale per la coltivazione del mandorlo è quello soffice e di medio impasto, dotato di una discreta fertilità (può essere utile anche una leggero livello di calcare attivo). Tuttavia, come abbiamo visto, è un albero rustico, che si adatta anche in terreni aridi e poveri. No a terreni compatti, argillosi ed umidi. Sopporta bene la siccità, non ha bisogno d’irrigazione e si accontenta delle precipitazioni naturali. Tuttavia, un periodo troppo prolungato di caldo e siccità può provocare disidratazione dei semi, le cosiddette 'mandorle monache'. In questo caso è bene intervenire con qualche irrigazione di emergenza. Una quantità media di acqua che deve avere un impianto di mandorli all'anno si aggira intorno ai 2000-3000 m3/ha. L’epoca di erogazione è compresa tra maggio ed agosto.

Autore: Lorenzo Cricca
© Plantgest - riproduzione riservata

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