Mandorlo e olivo: ad ogni areale la propria varietà

Con Vito Spinelli una panoramica sulle varietà di mandorlo e olivo più consigliate e adatte per gli areali di coltivazione di Puglia e Sicilia

Mandorlo e olivo: ad ogni areale la propria varietà - Plantgest news sulle varietà di piante

Il mandorlo e l'olivo sono due specie tipiche degli areali mediterranei (Foto di archivio)

Fonte immagine: © pixarno - Adobe Stock

Il mandorlo e l'olivo sono due fruttifere molto richieste ed apprezzate negli areali di coltivazione del Bacino del Mediterraneo per le loro destinazioni d'uso nell'industria di trasformazione.

 

Vivai Spinelli si dedica da anni alla moltiplicazione di queste due specie seguendo tutte le fasi più importanti, dalla propagazione fino alla vendita, e selezionando le varietà più adatte per ogni tipo di esigenza dei produttori.

 

Mandorlo

Il mandorlo (Prunus amygdalus) viene annoverato fra la frutta secca e ha un maggior interesse di mercato nelle aree di coltivazione del Sud Italia, come la Puglia e la Sicilia, regioni in cui è nata la mandorlicoltura.

 

In base alla zona di coltivazione le cultivar richieste dai produttori sono diverse: in Puglia le varietà più richieste sono la Filippo Ceo e la Genco, mentre in Sicilia è la varietà Tuono.

 

"Il mercato attualmente richiede queste tre varietà italiane. Le stesse hanno delle epoche di fioritura tali da garantire una redditività e una produttività nel corso della stagione vegetativa" dice Vito Spinelli, che si occupa di ricerca e innovazione varietale nell'Azienda Vivai Spinelli.

 

Ma quali caratteristiche varietali bisogna considerare per avviare un impianto redditizio?

 

Innanzitutto, bisogna valutare le condizioni pedoclimatiche della zona in cui si vuole coltivare. Essendo una drupacea il mandorlo ha epoche di fioritura differenti, comprese tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera. Ne consegue che la problematica principale è rappresentata dalle gelate primaverili, che provocano ingenti danni alla produzione.

 

È consigliato quindi scegliere una varietà con epoche di fioritura tardive: "Come Azienda vivaistica proponiamo un ampio ventaglio di varietà con un'epoca di fioritura che può andare dai primi giorni di marzo fino a metà di aprile. In quanto la gelata può presentarsi sia in marzo che in aprile in base alla zona pedoclimatica di coltivazione" dice Spinelli.

 

Un'altra caratteristica che può orientare il produttore nella scelta della cultivar è la percentuale di seme singolo o doppio. Nelle varietà spagnole come Soleta, Belona e Avijor generalmente la percentuale di semi doppi non supera il 5%. Nelle varietà italiane come Filippo Ceo e Geco invece la percentuale di semi doppi può raggiungere il 35-40%.

 

"Questo è un aspetto che dal punto di vista commerciale ci aiuta a scegliere poi la tipologia di prodotto che si vuole immettere sul mercato.” - continua Spinelli - "La mandorla singola è più appetibile per un mercato indirizzato verso la pasticceria o gli snack, perché più grossa come calibro e maggiormente apprezzata dai consumatori".

 

Infine, in base alle caratteristiche chimiche e fisiche del suolo di coltivazione l'Azienda propone diverse tipologie di portinnesti.

 

Come il portainnesto GF 677 che consente di avere rese e qualità dei frutti elevate, ma necessità della presenza di acqua di irrigazione, perché suscettibile allo stress idrico. Viene perciò consigliato per quegli areali in cui nelle fasi più delicate del ciclo colturale si ha la possibilità di utilizzare l'irrigazione di emergenza.

 

In areali con scarsità di acqua come Puglia e Sicilia invece il portinnesto consigliato è il mandorlo amaro, perché più adattabile agli stress ambientali.

 

Altri due portinnesti consigliati sono il Garnem® (GxN) un ibrido molto simile al GF 677, molto vigoroso, tollerante ai terreni calcarei e alla clorosi ferrica. E il Rootpac R indicato per i terreni più marginali, con una buona tolleranza al ristagno idrico, vigoria medio elevata e parzialmente tollerante ai principali nematodi. Inoltre, è indicato per i reimpianti.

 

Olivo

Nel panorama olivicolo pugliese le varietà principali sono Coratina, Cima di Melfi, Ogliarola, Picholine, Simona, Frantoio e Peranzana.

 

Negli ultimi dieci anni però con l'attacco del patogeno batterico Xylella fastidiosa il panorama varietale è mutato, lasciando spazio a nuove cultivar come i cloni del Leccino tradizionale e FS17 favolosa®.

 

"Nei prossimi mesi contiamo che anche nuove cultivar vengano annoverate tra le tolleranti al batterio: particolare attenzione è rivolta a Lecciana®, adatta anche per i nuovi impianti olivicoli super intensivi".

 

Queste cultivar, infatti, si prestano molto bene per realizzare sesti di impianto più fitti nell'ordine di 1.500-1.700 piante per ettaro e con una maggiore meccanizzazione. Questo perché le piante sono state selezionate per avere una bassa vigoria, un maggior numero di ramificazioni e un'entrata in produzione precoce.

 

Le cultivar di maggiore rilievo sono la Lecciana®, Coriana, Brunella, Florentia Arbquina tutte sviluppate da Agromillora.

 

"Per la realizzazione degli impianti olivicoli ad alta densità cerchiamo di garantire al produttore un panorama varietale ampio, per permettere una meccanizzazione più accentuata laddove le aziende fanno fatica a reperire la manodopera".

 

Le caratteristiche qualitative delle drupe rimangono però molto simili ai parentali di origine, in modo da non modificare le proprietà organolettiche dell'olio. In questo modo il produttore riesce a stare al passo con i tempi, ottenendo una buona remunerazione e a soddisfare le esigenze del mercato.

 

Come nel caso della Lecciana®, un clone ottenuto dal classico Leccino, idonea per impianti intensivi ma allo stesso tempo con una buona resa in olio e con una elevata qualità organolettica del prodotto tipica del genitore di origine.

 

"Grazie alla ricerca e al continuo sviluppo tecnologico ad oggi disponiamo di nuove varietà di olivo che mantengono le stesse caratteristiche qualitative di quelle tradizionali, ma nel contempo sono in grado di adattarsi a nuovi sesti d'impianto e alle nuove tecniche colturali" conclude Spinelli.

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