Avocado, mango, caffè... i cambiamenti climatici riscrivono la mappa delle colture
Il surriscaldamento del globo sta modificando la geografia agricola italiana, con gli areali vocati alla coltivazione delle diverse colture che stanno mutando negli anni. In questo contesto sapere come evolverà il clima permette di pianificare gli investimenti, anticipando il cambiamento

Con il cambiamento climatico anche in Italia si può coltivare il mango (Foto di archivio)
Fonte immagine: © Pixelkram - Adobe Stock
La notizia che ora in Sicilia si coltivano frutti tropicali è apparsa su molti quotidiani e Tv. Se alcune colture ormai si sono adattate bene al Sud della penisola, come il mango, l'avocado e la papaya, altre sono in una fase sperimentale, come ad esempio il caffè o il banano. Quel che è certo è che il clima sta riscrivendo la geografia agricola dell'isola, ma non solo.
Temperature molto elevate durante l'estate, inverni miti e la scarsità di piogge hanno reso alcune colture maggiormente rischiose e così gli agricoltori più lungimiranti hanno deciso di investire in quelle che, forse, saranno le specie dominanti tra qualche anno. Il clima infatti non è cambiato, ma sta cambiando, e a meno che l'umanità non inverta immediatamente la rotta, smettendo di bruciare combustibili fossili, i modelli del clima prospettano un'ulteriore intensificazione del riscaldamento globale.
Già, le previsioni. Quanto sono attendibili e cosa ci dicono i modelli climatici? Si tratta di una informazione non di poco conto, perché realizzare un nuovo impianto arboreo significa fare un investimento che deve durare venti-trenta anni. E chi può dirci quale sarà il clima nel 2050?
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Per fare chiarezza abbiamo intervistato Annalisa Cherchi, ricercatrice presso l'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima (Isac) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), che ha una delle sue sedi a Bologna. Ricercatrice che collabora con il Tecnopolo Bologna Cnr, hub di innovazione che ha proprio il compito di connettere ricerca, imprese e territorio, valorizzando le attività e la conoscenza dei ricercatori.
Che differenza c'è tra previsioni meteo e previsioni climatiche?
"Le previsioni meteo sono quelle che consultiamo ogni giorno per sapere che tempo farà domani o dopodomani: si basano sulle condizioni atmosferiche attuali e utilizzano modelli complessi per predire lo stato dell'atmosfera nei giorni immediatamente successivi. Hanno un'affidabilità limitata a qualche giorno, perché dopo quel limite l'incertezza diventa troppo elevata".
E le previsioni climatiche?
"Non si tratta di vere e proprie previsioni, ma sarebbe meglio definirle proiezioni climatiche: descrivono come potrebbe evolvere il clima in futuro in base a diversi scenari di emissione di gas serra e modelli socio-economici. Si tratta di strumenti che ci permettono di dire come sarà il clima nel 2050 o nel 2100 se le emissioni continueranno a crescere o se verranno ridotte in modo significativo".
Qualcuno parla anche di previsioni stagionali, che cosa sono?
"Sono una via di mezzo tra le previsioni meteo e le proiezioni climatiche. Si basano sia sulle condizioni atmosferiche iniziali sia su quelle che chiamiamo 'condizioni al contorno', cioè variabili come la temperatura degli oceani che influenzano l'evoluzione dell'atmosfera su larga scala".
Qual è la scala temporale a cui si riferiscono?
"Non forniscono previsioni per singoli giorni, ma forniscono indicazioni sull'anomalìa media di temperatura, precipitazioni ed altre variabili di interesse rispetto alla climatologia di riferimento per i successivi tre-sei mesi. Ad esempio, possono indicare se l'estate sarà più calda o più secca della media, informazioni utili per chi pianifica le risorse idriche, la gestione delle colture o anche i consumi energetici. Nell'ambito del progetto Tornatura, ad esempio, vogliamo usare le previsioni stagionali trasformandole in informazioni ottimizzate alle necessità del settore agricolo alle prese con malattie ed avversità delle piante, utilizzando metodi di intelligenza artificiale".
Quanto sono affidabili questi modelli?
"Le previsioni meteo hanno un buon grado di affidabilità fino a tre-quattro giorni, ma perdono precisione progressivamente. Le previsioni stagionali sono utili in termini probabilistici, non deterministici: possono fornire indicazioni su tendenze stagionali, ma vanno interpretate con cautela e con il supporto di esperti".
E le proiezioni climatiche?
"Non dicono esattamente che cosa accadrà in un giorno specifico tra trenta anni, ma mostrano le tendenze di lungo periodo. Ci dicono, ad esempio, che le temperature medie aumenteranno, che le ondate di calore saranno più frequenti e che la distribuzione delle piogge cambierà. E queste informazioni sono fondamentali per la pianificazione a lungo termine".
Qual è la risoluzione territoriale di questi modelli?
"I modelli climatici globali operano su scale di 50-100 chilometri, quindi non possono fornire dati precisi a livello comunale o di singolo campo agricolo. Ove necessario avere questo tipo di informazioni spaziali a più alta risoluzione entrano in gioco tecniche statistiche, che possono coinvolgere anche metodi basati sull'intelligenza artificiale, per fare downscaling che trasforma dati globali in informazioni utili su scale più piccole".
Qual è il livello di affidabilità di queste proiezioni?
"La performance dei modelli climatici aumenta progressivamente nel tempo. La comunità scientifica di settore lavora costantemente per migliorare i modelli climatici rendendoli sempre più comprensivi, e questo aumenta anche l'affidabilità delle proiezioni che essi producono. Rimangono importanti incertezze strutturali che sono legate in parte alla risoluzione spaziale ma soprattutto alla definizione dei processi che possono essere rappresentati. Ed è su questi aspetti che i centri di tutto il mondo che sviluppano modelli climatici continuano a lavorare, e su cui è importante investire".
Come possono questi modelli aiutare la politica e gli agricoltori?
"Gli agricoltori più lungimiranti hanno già iniziato a cambiare le colture in base all'evoluzione del clima osservata negli ultimi anni, ma le proiezioni climatiche servono per pianificare il futuro. Coltivare una pianta arborea significa fare un investimento di venti-trenta anni: sapere quale clima ci attende tra quindici o trenta anni aiuta a decidere se investire su una specie o su un'altra in base alle temperature, alla disponibilità idrica e al rischio di eventi estremi".
Chi può accedere a queste informazioni?
"Le informazioni sono pubbliche, ma non sempre di facile interpretazione. Sicuramente dovrebbero guidare le politiche agricole e di gestione dell'acqua, in modo che le scelte pubbliche siano coerenti con gli scenari futuri. Ma anche gli agricoltori devono iniziare a pensare in termini di scenari futuri. La sfida, dal nostro punto di vista, è trasformare questi dati in strumenti operativi, rendendoli accessibili e interpretabili da tutti".
Autore: Tommaso Cinquemani