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Cimice asiatica, come difendere il frutteto

Lo Halyomorpha halys rappresenta un'emergenza per tutta l'agricoltura italiana, frutticoltura in primis. E' difficile da combattere. Ma oggi esistono delle modalità per difendersi. Plantgest ha intervistato Lara Maistrello dell'Università di Modena e Reggio-Emilia.

Cimice asiatica, come difendere il frutteto - Plantgest news sulle varietà di piante

Adulto di Halyomorpha halys o Cimice asiatica

Fonte immagine: © miyuki satake - Fotolia

Era il 2012 quando la Cimice asiatica fa la sua prima comparsa in Italia, in provincia di Modena. Da allora la sua diffusione è stata esponenziale diventando una vera emergenza per tutta l'agricoltura italiana. Nel corso del 2019 i danni registrati a carico di Halyomorpha halys hanno toccato punte molto alte: per talune frutticole, e in alcune aree del nord Italia, il 70-90% del prodotto è risultato danneggiato e quindi non conferibile. Siamo quindi di fronte ad una vera e propria minaccia per il sistema produttivo agricolo e per la sua competitività.

L'approccio di tipo 'tattico' sembra quello più idoneo per difendersi: intercettare ed influenzare in modo negativo le popolazioni prima che abbiano raggiunto il frutteto in modo tale da ridurne l'ingresso nell'impianto coltivato a piante da frutto. Per capire meglio come difendersi dalla Cimice asiatica la redazione di Plantgest ha intervistato Lara Maistrello, docente in entomologia all'Università di Modena e Reggio Emilia, e probabilmente la maggiore esperta in Italia (fu lei assieme al suo staff ad avere il primo 'contatto' in Italia con questo insetto alieno).
Leggi l'articolo del 7 febbraio 2020 su AgroNotizie 'Cimice asiatica, pronto il piano di lancio per la Vespa samurai' di Barbara Righini, con il reportage dell'evento 'Cimice asiatica: c'è una soluzione?' del 6 febbraio 2020 tenutosi a Modena ed organizzato da Ciimla.

 

Difesa chimica della Cimice asiatica

La lotta chimica non è risolutiva, anche se oggi rappresenta ancora il perno della strategia di contenimento della Cimice asiatica. "Gli insetticidi per Cimice asiatica - dice la Maistrello -, oltre ad non essere specifici (nessuno dei prodotti disponibili provoca mortalità al 100%), non offrono soluzioni valide a causa del comportamento e della biologia di questo insetto: è estremamente mobile (gli adulti possono volare in media 2 km al giorno ma ci sono alcuni che arrivano a 116 km, avete capito bene) ed estremamente polifago (per cui si sposta continuamente tra frutteto, siepe, altre colture - leguminose, mais, nocciolo, ecc)".
Di seguito vengono inserite le sostanze attive, registrate in Italia, che con ampio spettro d'azione possono al momento essere usate contro la Halyomorpha halys (data riferita alla pubblicazione dell'articolo), facendo riferimento alle etichette ministeriali dei prodotti commerciali a catalogo delle aziende e con autorizzazioni attive (non vengono considerate le autorizzazioni eccezionali, che eventualmente potrebbero arrivare anche nel 2020):
Pero: Acetamiprid, Clorpirifos, Clorpirifos-metile, Deltametrina, Estratto di piretro, Etofenprox, Fosmet, Lambda-cialotrina, Tau-fluvalinate, Tiacloprid, Triflumurin;
Ciliegio: Acetamiprid, Deltametrina, Estratto di piretro, Etofenprox, Fosmet, Tiacloprid;
Cotogno: Acetamiprid, Estratto di piretro, Tau-fluvalinate;
Melo: Acetamiprid, Clorpirifos, Clorpirifos-metile, Deltametrina, Estratto di piretro, Etofenprox, Fosmet, Lambda-cialotrina, Tau-fluvalinate, Tiacloprid, Triflumurin;
Nespolo: Acetamiprid, Clorpirifos-metile, Estratto di piretro, Tau-fluvalinate;
Pesco, nettarine e percoche: Acetamiprid, Clorpirifos, Clorpirifos-metile, Deltametrina, Estratto di piretro, Etofenprox, Fosmet, Lambda-cialotrina, Tau-fluvalinate, Tiacloprid, Triflumurin;
Per ulteriori informazioni sulla difesa chimica della Cime asiatica puoi visitare Fitogest.com.

 
Reti anti-insetto monoblocco per Cimice asiatica di Spinazzè Group
Un metodo efficace di difesa alla Cimice asiatica è l'uso di reti anti-insetto: qui sopra il monoblocco
(Fonte foto: © Spinazzè Group)
 

Reti anti-insetto, buono il controllo

L'uso di reti anti-insetto multifunzionali sono uno strumento efficiente e sostenibile per il controllo della Cimice asiatica. Tuttavia la loro efficacia non è assoluta, a causa sempre delle caratteristiche e della biologia dell'insetto. "Le reti anti-insetto, nel caso dei frutteti, rappresentano oggi una delle soluzioni più efficaci - prosegue Maistrello - a disposizione dell'agricoltore. Per avere il miglior risultato è bene però chiudere le reti alla caduta dei petali, dopo che c'è stata l'impollinazione e prima che le cimici colonizzino il campo. La fase giovanile della cimice (neanide) non porta ad avere insetti molto mobili per cui, pur avendo le dimensioni per superare le reti, non rappresenta uno stadio evolutivo capace di arrecare grandi danni. Due le metodiche con cui si può intervenire: il monoblocco ed il monofila, ognuna delle quali ha un'efficacia differente".
In base a sperimentazioni effettuate da diversi istituti pubblici ed aziende private (ad es. Stefano Caruso et al, 2019) le reti anti-insetto nella versione monoblocco, applicabile con un investimento limitato agli impianti già dotati di copertura antigrandine, hanno permesso di ridurre del 60-80% il danno provocato dalla cimice. Qui l'efficacia può presentare qualche limite sopratutto in aree a pressione elevata e in frutteti di piccola dimensione circondati da fonti d'infestazione (argini, siepi, abitazioni, ecc.). Le reti monofila, utilizzate in impianti biologici e raccomandati per gli impianti allevati in parete e non in volume, sono risultati più performanti rispetto al monoblocco ed hanno permesso una riduzione del danno superiore all'80%.

 
Adulti di vespa samurai o Trissolcus japonicus
Adulti di vespa samurai o Trissolcus japonicus, piccolissimo insetto, mentre pasassitizzano uova di Cimice asiatica
(Fonte foto: © Crea Firenze)
 

Lotta biologica, si può fare

Il biocontrollo della Cimice asiatica attualmente in Italia avviene soprattutto grazie Anastatus bifasciatus, un parassitoide oofago indigeno generalista. "Questo imenottero - continua Maistrello - può attaccare le uova di diversi eterotteri e lepidotteri e per ogni ovatura parassitizza solo alcune delle uova, mentre altre vengono usate come nutrimento dalle femmine. Nelle indagini effettuate è emerso che in media circa il 10-15% delle ovature naturalmente deposte viene parassitizzato da questa specie e prove di rilasci inondativi in aree rifugio (siepi/boschetti), circostanti ai frutteti produttivi, con 10mila femmine per ettaro non hanno portato ad incrementi significativi della parassitizzazione".
In Europa di fatto non esistono antagonisti naturali specifici per H. halys in grado di mantenerne efficacemente sotto controllo la popolazione. Sarebbe quindi necessario importarli dalle aree d'origine della Cimice asiatica. Al momento però la normativa europea vieta l'introduzione intenzionale di organismi non autoctoni ed è  quindi impossibile 'importare' gli antagonisti naturali da Cina e Giappone.
"Questi parassitoidi esotici della Cimice asiatica sono il Trissolcus japonicus (nota come vespa samurai e considerata la specie più performante verso la cimice asiatica in Cina) ed il Trissolcus mitsukuurii (il più efficace in Giappone). A partire dal 2018, entrambi sono stati rinvenuti nelle regioni del Nord Italia (Sabbatini Peverieri et al., 2018) e le loro popolazioni si stanno già naturalmente espandendo nel territorio, come ha dimostrato un'indagine congiunta effettuata da diversi centri di ricerca ed enti fitosanitari durante il 2019. In Cina la parassitizzazione delle uova di Halyomorpha da parte della vespa samurai è del 70-90%. Il fatto che alle nostre latitudini possa avere diverse generazioni durante l'estate fa ben sperare. Una volta che verrà concessa l'autorizzazione all'introduzione, il programma di rilascio della vespa samurai elaborato dal tavolo tecnico-scientifico nazionale servirà per accelerare i tempi verso una riduzione efficace delle popolazioni di cimice asiatica. Certo i tempi della lotta biologica non sono immediati e quindi il problema non potrà essere risolto subito, ma nel medio periodo è verosimile pensare ad un calo considerevole del livello d'infestazione nei campi".
Per maggiori informazioni leggi l'articolo su AgroNotizie 'Speranza dei frutticoltori, chi è e come si comporta la vespa samurai' di Barbara Righini del 17 ottobre 2019, con l'intervista ad Tim Haye (fra i massimi esperti europei di H. halys).

 

Metodo Attract&Kill, da valutare

La Cimice asiatica è un insetto che non emette feromoni sessuali, che permettono a due esemplari di sesso diverso d'incontrarsi. Quindi sfortunatamente ad oggi non sono in commercio in Italia diffusori studiati per questo metodo. Emette invece feromoni di aggregazione, che portano vari individui di riunirsi in un'area di alcuni metri quadrati. "Questa caratteristica viene utilizzata da trappole acquistabili commercialmente ma con un risultato non soddisfacente: solo una parte degli esemplari richiamati viene intrappolata, mentre molti rimangono liberi (e concentrati in un'area ristretta) per fare danni importanti. Ecco perché gli agricoltori sono restii ad utilizzarle. Per migliorare il funzionamento delle trappole, in collaborazione con Fem-Fondazione Edmund Mach stiamo valutando anche l'uso delle vibrazioni, che abbiamo identificato come i segnali usati da queste cimici per il corteggiamento".
Le trappole comunque vengono usate per dare indicazioni sulla presenza dell'insetto adulto in campo ed il momento in cui fanno la loro comparsa le forme giovanili. In questo modo è possibile intervenire con la chiusura delle reti monoblocco o monofila e con l'uso d'interventi chimici integrativi. "Il metodo "attract & kill in cui si abbinano i feromoni di aggregazione con metodi che uccidano rapidamente le cimici lo stiamo ancora sperimentando - conclude Maistrello -, con risultati che però al momento non sono soddisfacenti. Un approccio che invece funziona per appezzamenti superiori ai 3 ettari è l'intensificazione dei trattamenti nel perimetro (i primi 10-12 metri), lasciando praticamente non trattato il centro del frutteto. Nelle prove pluriennali svolte dal Consorzio Fitosanitario di Modena si è dimostrato che in questo modo è possibile ridurre i trattamenti del 45%, salvaguardando anche l'entomofauna utile e consentendo il ripristino dell'uso delle tecniche a basso impatto ambientale per la gestione di altre specie infestanti (es. confusione sessuale e virus per la carpocapsa)".
 

Autore: Lorenzo Cricca
© Plantgest - riproduzione riservata

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