Nocciolo: tecniche e gestione per rese di qualità

La nocciola si conferma una coltura redditizia e in crescita. Dall'impianto alla gestione colturale, dall'irrigazione alla difesa fitosanitaria, le buone pratiche agronomiche sono decisive per ottenere produzioni interessanti per il comparto

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Il nocciolo è una coltura particolarmente rustica e resiliente che però necessità di accortezze agronomiche puntuali per renderlo altamente produttivo

Fonte immagine: AgroNotizie®

Il nocciolo (Corylus avellana) se messo nelle condizioni ideali di coltivazione può diventare molto redditizio ed entrare in produzione già dal quarto anno di età, rispondendo ad alcune esigenze che altre frutticole non riescono a soddisfare. Una situazione questa che secondo la Cooperativa Terremerse si nota anche dalla vivacità del mercato che nel 2025 ha registrato quotazioni più alte rispetto al 2024 (circa del 30%) con volumi che iniziano ad essere interessanti per il comparto. Secondo le stime della Cooperativa infatti le rese di quest'anno dovrebbero superare i 300 quintali.

 

Queste sue caratteristiche lo rendono una valida alternativa di reddito per i produttori e il settore si sta sempre di più specializzando e innovando per produrre nocciole di qualità. Per un buon successo della raccolta il corilicoltore deve però unire le conoscenze agronomiche con le giuste cure colturali.

 

Ecco perché in occasione dell'evento Ortofrutta Experience di mercoledì 10 settembre 2025 la Cooperativa ha promosso assieme a Italia Ortofrutta un open day sul nocciolo presso l'azienda Società Agricola Sirri a Forlì. Un momento di approfondimento e di confronto fra tecnici, produttori, aziende vivaistiche e università sulle principali tecniche colturali per valorizzare questo prodotto, prendendo come esempio di gestione l'impianto di 3 ettari dell'azienda Sirri con circa 670 noccioli.

 

Scelte varietali e impianto del noccioleto

Innanzitutto, è fondamentale scegliere correttamente la cultivar da inserire nell'impianto. Un corileto deve essere composto sia dalla varietà principale che da una o più varietà impollinatrici per aumentare le probabilità di impollinazione, e quindi di formazione dei frutti.

 

"La varietà principale solitamente è la Tonda di Giffoni, anche se adesso ci sono delle altre varietà che sembrano molto interessanti. Per esempio, la varietà Tonda Francescana® dell'Università di Perugia. Mentre per gli impollinatori generalmente si utilizzano la Tonda Romana e il Nocchione" spiega Giovanni Zarantonello, tecnico commerciale frutta a guscio e programmata da industria di Terremerse.

 

Il numero di file di impollinatori dipende dalla grandezza dell'appezzamento e dal territorio. In genere, si tende a inserire ogni 5-6 file di varietà principale 2 file di impollinatori, ma se sono presenti nei dintorni dei noccioli selvatici questo schema può variare.

 

Il sesto d'impianto in genere consigliato è il 5x3, cioè 5 metri tra le file e 3 metri sulla fila.

 

Come forma di allevamento si predilige il tradizionale vaso cespugliato ma si sta facendo strada anche il monocaule in cui la pianta si sviluppa da un solo tronco principale a 50 centimetri di altezza. Con il monocaule è più facile contenere i polloni (un'operazione gravosa per il produttore) ma entra in produzione più tardi rispetto al vaso.

 

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Gestione agronomica e raccolta per nocciole di qualità

"Anche se è una pianta rustica che necessita di pochi trattamenti e poca manutenzione va gestita come un frutteto professionale. E le poche cure da fare vanno eseguite bene e tempestivamente" chiarisce il tecnico.

 

Per l'irrigazione si consiglia di utilizzare una doppia ala gocciolante interrata a 50 centimetri dalla fila e a circa 30 centimetri di profondità. Nei primi anni dell'impianto, se il terreno non è franco, si consiglia di usare un'ala gocciolante leggera posizionata al centro del filare in modo da sostenere la crescita delle radici e dell'albero. Il drenaggio del suolo poi è fondamentale perché è una pianta suscettibile al ristagno idrico, in quanto l'apparato radicale si sviluppa nei primi 25 centimetri del terreno.

 

Si consigliano, previa analisi del suolo, tre concimazioni granulari: una in primavera al risveglio vegetativo, una in pre raccolta verso maggio-giugno e una dopo la raccolta verso ottobre. Si devono prediligere prodotti con microelementi (boro, zinco, manganese, rame) in quanto il nocciolo soffre la carenza di questi elementi nutritivi.

 

Nei primi tre anni le piante non vanno potate e spollonate, successivamente dal quarto anno si inizia con la potatura di impostazione e con la spollonatura. Quest'ultima tecnica è molto importante da applicare soprattutto in terreni fertili come quelli dell'Emilia Romagna dove gli alberi sono altamente produttivi. Inoltre, sempre dal quarto anno si deve lasciare l'interfilare inerbito e pulito per facilitare la raccolta meccanica.

 

A livello fitopatologico l'insetto più dannoso è la cimice asiatica (Halyomorpha halys) che crea il cosiddetto "prodotto cimiciato" che sono nocciole sotto calibro (al di sotto degli 11 millimetri). Contro questo insetto è importante il monitoraggio costante, l'uso di trappole e di prodotti autorizzati e la tempestività degli interventi. Mentre, per gli stress abiotici è bene proteggere gli alberi dalla scottatura usando caolino, zeolite o polvere di roccia; prodotti questi che possono dare fastidio alla cimice ma non sono risolutivi.

 

Visita in corileto a Forlì

Visita al corileto della Società Agricola Sirri di Forlì

(Fonte: AgroNotizie®)

 

La cascola dei frutti è scalare perciò si fanno più passaggi di raccolta, che è completamente meccanica. È bene che il corilicoltore raccolga subito le nocciole mature da terra per scongiurare la formazione di muffe che rendono il prodotto invendibile. Il numero di passaggi di raccolta comunque dipende dalle caratteristiche del territorio e dalla posizione dell'azienda agricola.

 

"Le condizioni del campo dell'azienda Sirri per esempio sono ottimali. Nel senso che l'impianto è in piano e si trova vicino al centro aziendale, per cui non bisogna fare tanti spostamenti o altro. Consigliamo in generale di fare 3-4 passaggi, perché più passaggi si fanno meno frutti rimangono a terra e maggiore sarà la preservazione della qualità." - dice Zarantonello - "L'anno scorso abbiamo ritirato oltre alla Tonda Giffoni anche le varietà impollinatrici Romana, Nocchione e Mortarella. L'importante è tenerle tutte separate in fase di commercializzazione perché vengono vendute a prezzi differenti".

 

In post raccolta il frutto va essiccato nel più breve tempo possibile, raggiungendo una percentuale di umidità del 6%, in modo da poterla conservare per mesi, fino a un anno e non avere insorgenza di marciumi. Per svolgere questo passaggio l'azienda agricola deve avere un essiccatoio professionale.

 

"La resa del 2025 è stata di circa il 41%, secondo il campione che abbiamo effettuato. Tenendo conto che una resa tra il 40% e il 45% è considerata buona, mentre sopra il 45% è ottima; sotto il 40% è scarsa" conclude il tecnico.

Autore: Chiara Gallo

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