L'arte di progettare in permacultura

Multifunzionalità, resilienza, Csa e riduzione al minimo dello spreco di tempo, spazio ed energia. Siamo andati a vedere da vicino come funziona la permacultura applicata

L'arte di progettare in permacultura - Plantgest news sulle varietà di piante

A Lab'Arca nell'orto si lavora solo un pezzettino di terra, il bancale, e il resto del campo si lascia inerbito

Fonte immagine: Agronotizie

In permacultura nulla è lasciato al caso. Ogni elemento vegetale, animale e strutturale è collocato nello spazio seguendo dei criteri di progettazione che hanno come obiettivo quello di ridurre gli sprechi di spazio e soprattutto di energia.

 

Ma nella pratica? Sì, si può fare. E per raccontare cosa succede quando questi principi trovano applicazione nella realtà, siamo andati a visitare Lab'Arca, una fattoria rurale dove la progettazione permaculturale è il fulcro dell'intero sistema produttivo. Un esempio concreto che è riuscito ad ottenere anche il primo riconoscimento ufficiale in Italia della Permaculture Association Uk.

Leggi anche: Che cos'è la permacultura e dove si fa in Italia

Lab'Arca si trova a Meldola, nella provincia di Forlì Cesena, ed è guidata dal veterinario e progettista in permacultura Pietro Luciano Venezia e da Laura Lombini, educatrice e agricoltrice. Si tratta di 5 ettari che comprendono un bosco, un cohousing, l'allevamento di galline e anatre e la coltivazione di frutta e verdura che viene venduta e distribuita attraverso la Csa, comunità che supporta l'agricoltura.

Vediamo come funziona.

 

Orto in permacultura

L'orto estivo della fattoria Lab'Arca

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Progettare, progettare, progettare…

La progettazione è stata pensata per semplificare la vita e ridurre l'uso di energia, risorse e tempo. Il progetto Lab'Arca è nato nel 2000 ed è stato realizzato con costi contenuti: "La casa funziona senza metano né gas di rete - spiega Pietro - e l'energia elettrica è fornita da un impianto fotovoltaico da 4 kilowatt. La questione del riconoscimento da parte della Permaculture Association è nata proprio perché è piaciuta l'idea di un sistema semplice, con dei costi accessibili".

 

La permacultura insegna a stabilire relazioni funzionali tra tutti gli elementi, affinché i bisogni di uno possano essere soddisfatti dalle risorse prodotte da un altro. Questo principio trova applicazione concreta nella sistemazione spaziale delle aree coltivate, degli allevamenti e delle infrastrutture aziendali, organizzate secondo zone e settori specifici.

 

Per questo, una volta arrivati a Lab'Arca, non bisogna camminare tanto o spostarsi a zig zag per raggiungere i vari settori: i percorsi da seguire sono lineari e seguono un ordine logico ed efficiente.

 

La pianificazione a zone della permacultura dispone gli elementi di un sistema secondo la frequenza d'uso e di manutenzione. Le aree in cui ci si reca quotidianamente (serra, pollaio o orto) vanno collocate vicino all'abitazione, mentre quelle visitate con minor frequenza (frutteto, pascolo, bosco) sono poste più lontano.

 

Le zone: 0, 1, 2, …

La zona 0 in permacutura equivale al centro di attività; di solito è la casa ma potrebbe anche essere la stalla, il vivaio o una struttura recettiva, a seconda del progetto che si vuole sviluppare.

 

"La zona 0 è quella parte del sistema dove c'è più energia. Nel nostro caso è la casa dove lavoriamo, studiamo, dormiamo, mangiamo e facciamo le nostre conserve, tra marmellate, succhi e passate. L'abbiamo acquistata con l'idea già di progettare un sistema e ora siamo in otto: io, mia moglie, i miei tre figli, Teresa, una ragazza inglese che fa permacultura e i suoi due figli. Siamo un piccolo cohousing".

 

Pietro continua: "Non essendoci il metano, ci siamo subito chiesti come potevamo riscaldare la casa. Usiamo la legna, con cui alimentiamo anche la termocucina, e i pannelli fotovoltaici. Queste due risorse riscaldano l'acqua e tutto funziona con un boiler da 300 litri che può arrivare fino a 70 °C".

 

Impianto di riscaldamento

Interfaccia dell'impianto di riscaldamento a Lab'Arca

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Visto che ogni elemento di un sistema deve avere più funzioni, in questo caso la stufa economica oltre a riscaldare la casa viene utilizzata per cucinare e per asciugare i panni in inverno. I pannelli fotovoltaici, invece, alimentano anche altri sistemi come il recinto elettrico per gli animali selvatici a difesa delle produzioni orticole.

 

La zona I è quella situata nelle immediate vicinanze della casa e può contenere l'orto, l'officina, il vivaio, il ricovero degli animali, la legnaia, la compostiera, eccetera.

 

A Lab'Arca la legnaia si trova nella zona I e la legna viene presa dal bosco: "Quando sono arrivato qui - racconta Pietro - nel campo dietro casa veniva coltivato il grano ad una pendenza del 30%; non so come facessero a lavorarlo. Io ho deciso di riforestarlo e adesso c'è un bosco di 3 ettari che ha 25 anni. Ho cominciato mettendo in alto degli alberi madre di acero, carpino e frassino e così facendo i semi, per caduta, hanno fatto ripartire il bosco, prima piano piano finché non ha preso il sopravvento e non ho dovuto fare più niente. Oltre a ricavare la legna, volevo anche ricostruire un sistema per gli animali selvatici, perciò ho rimesso noci, noccioli e ciliegi selvatici e sono tornati scoiattoli, picchi, rigogoli, tassi e istrici".

 

Bosco di 25 anni

Il bosco della fattoria Lab'Arca

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Pietro ci ricorda che il bosco può avere anche altre funzioni: "I fusti degli alberi più dritti e lineari possono essere utilizzati per fare delle costruzioni. Inoltre, il bosco crea delle zone d'ombra fresche e preziose che negli anni abbiamo utilizzato per fare attività con bambini e laboratori".

 

Il bosco è collegato alla zona I, quindi alla legnaia, che a sua volta è collegata alla zona 0, alla casa che deve essere riscaldata; il tutto è raggiungibile in pochi passi. "La progettazione serve a fare meno fatica. Non è che non ci sia, ma con la permacultura si parla di fatiche buone".

 

A Lab'Arca, oltre alla legna, nella zona I c'è il capanno degli attrezzi, la zona per stendere i panni e poi una zona per i momenti di relax e di socialità per quando arrivano volontari, ospiti o corsisti. Qui si raccoglie anche l'acqua piovana dai tetti e dalle grondaie, filtrandola con accorgimenti semplici ma efficaci, come l'uso di zanzariere per evitare ristagni e larve. Viene utilizzata per irrigare le colture, dissetare gli animali e alimentare piccole aree per la fauna selvatica.

 

Raccolta acqua piovana

Alla fattoria rurale Lab'Arca si raccoglie l'acqua piovana in tanti modi, eccone un esempio

(Fonte: AgroNotizie®)


In questa zona ci sono anche dei frangivento fatti con siepi di allori sempreverdi e un bambuseto che, oltre a proteggere la zona 0, riparano il compost che si trova a metà strada tra la casa, l'orto e il pollaio. "Di cosa ha bisogno il compost? Di ombra, vicinanza ai materiali che lo alimentano e acqua. Noi alimentiamo la compostiera con l'erba che tagliamo e le foglie degli alberi che raccogliamo intorno a casa, per questo è estremamente vicino. Inoltre, a fianco al compost c'è una tanica da circa 2mila litri, che raccoglie parte dell'acqua dei tetti della casa. In questo modo, qui ho sia l'acqua per il compost sia quella per gli animali che sono qui vicino. Inoltre, ho fatto un troppoppieno per l'acqua in eccesso che, con un tubo interrato raggiunge la vasca delle anatre, che così sono più contente. L'acqua fertilizzata dalle anatre viene usata per irrigare a caduta gli alberi da frutto". Ancora una volta non si spreca nulla ed è tutto estremamente vicino.

 

Compost autoprodotto

La compostiera della fattoria Lab'Arca

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Gli animali e il pollaio diffuso

Tra la zona I e la zona II c'è il pollaio con galline, anatre e una tacchina da cova

 

Il pollaio è costruito con materiali di recupero e l'aia chiusa è protetta anche superiormente, così da evitare l'ingresso di predatori selvatici (lupo, volpe, faina, poiana) e uccelli potenzialmente portatori di patologie. Gli ambienti vengono puliti con l'utilizzo degli Em, i microrganismi effettivi, che riducono i cattivi odori.

 

Pollaio diffuso

Il pollaio e l'aia chiusa a Lab'Arca

(Fonte: AgroNotizie®)


Gli animali, oltre alla produzione di uova, trasformano gli scarti in una nuova risorsa producendo compost e ammendanti: "Da qui recupero la pollina e da sotto la paglia, che poi mettiamo nel nostro campo. Non bisogna pensare che la gallina fa solo le uova: un sistema e un elemento. È molto pericoloso ragionare così perché se arriva un problema sanitario, un cambio fisiologico (muta) o stagionale (caldi o freddi estremi) e le galline smettono di fare le uova, cosa si fa se si puntava tutto solo su quell'elemento?".

 

Ruolo della gallina in permacultura

Analisi delle caratteristiche, dei bisogni, dei prodotti e dei comportamenti di una gallina allo scopo di individuare la sua giusta collocazione nell'azienda rispetto agli altri elementi del sistema

(Fonte: AgroNotizie®, grafica ispirata al libro "Introduzione alla permacultura" di Bill Mollison e Reny Mia Slay)


Anche per questo motivo, il pollaio di Lab'Arca fa parte di una rete informale di piccoli allevamenti familiari, e Pietro e Laura parlano di pollaio diffuso, che non richiede l'intensificazione e lo sfruttamento degli animali ma è comunque in grado di soddisfare in modo flessibile la richiesta di uova settimanali sempre fresche.

 

L'orto e la Csa

Prima di raggiungere fisicamente l'orto, c'è il capanno degli attrezzi e la zona di preparazione delle cassette per la Csa. A Lab'Arca l'orto si lavora senza trattori e si usano solo piccoli attrezzi, ce lo spiega Pietro Venezia: "Abbiamo questi due motocoltivatori, una trincia per tagliare l'erba, la fresa e la bioforca. Per la difesa utilizziamo gli Em e la zeolite che funziona contro cimici, cavallette e patogeni fungini. Qui c'è la vasca dove si lavano le verdure, tutta l'acqua viene raccolta in un punto dove un giorno vogliamo fare un laghetto".

Leggi anche: Che cos'è la bioforca e come si usa?

Dopo c'è il recinto elettrificato: "Ho fatto uno studio sugli animali selvatici di questa zona e in seguito abbiamo fatto questo recinto a sette fili che evita il passaggio prima delle lepri e via via degli istrici, dal tasso, del cinghiale e del capriolo. Studiando il percorso degli animali ho potuto lasciare loro un passaggio, per non chiuderli del tutto e trovare un equilibrio. Uno dei principi della permacultura, infatti, è osserva e interagisci".

 

Recinto per gli animali selvatici

Il recinto elettrificato che circonda l'orto aziendale

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Passiamo all'orto vero e proprio: "Noi lavoriamo sempre lo stesso pezzettino di terra, il bancale, e nel resto del campo lasciamo l'inerbimento. Quest'ultimo è utilissimo perché possiamo entrare facilmente in campo, anche se ha piovuto, la temperatura della terra è costante e attira molti insetti utili".

 

I bancali non sono rialzati, per evitare la richiesta eccessiva di acqua quando fa troppo caldo. Per lavorarli utilizzano la bioforca e la fresa, concimano con letame maturo proveniente da un allevamento biologico vicino di vacche da carne, coprono con il compost e seminano. "La cosa comoda - spiega Petro - è che i moduli sono tutti uguali, quindi anche le canaline per l'irrigazione hanno tutte la stessa dimensione e si possono così cambiare agevolmente. Inoltre, la larghezza dei bancali è basata sugli attrezzi che abbiamo, quindi sulla larghezza del runner e della fresa. In questo modo lavoriamo con un'unica passata".

 

Bioforca per lavorare il suolo

Bioforca e lavorazione del bancale nell'orto alla fattoria Lab'Arca

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Con le estati sempre più calde, a Lab'Arca hanno deciso di aumentare l'ombra e piantare più alberi nell'orto: "Per abbassare le temperature noi facciamo una fila di alberi insieme a cespugli di piante aromatiche come rosmarino, salvia, eccetera. Tra gli alberi più resistenti e che producono di più abbiamo nespoli, fichi e cachi ma abbiamo anche peschi, meli, peri, nashi, ciliegi, cotogni, susini, prugni e albicocchi".

 

Policolture

Alberi da frutto, piante aromatiche e ortaggi. Il sistema policolturale della fattoria Lab'Arca

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Oltre alle piante specificatamente produttive, ci sono delle piante che sono state aggiunte al sistema per i benefici ecosistemici che sono in grado di fornire: "C'è una acacia senza spine (Gleditsia Inermis) che fissa il nitrogeno, fa un'ombra quasi africana; abbiamo la buddleja per attirare insetti e farfalle". Molte di queste piante sono usate come frangivento e frangisole per rallentare l'evaporazione dell'acqua.

 

Per garantire quanta più biodiversità possibile e sfruttare i predatori selvatici per il controllo dei roditori dannosi, in fondo all'orto Pietro e Laura hanno aggiunto dei posatoi per i predatori notturni: "Per gli allocchi e i gufi che mangiano le arvicole. Abbiamo anche creato un sistema con delle pietre per il biacco (Coluber viridiflavus), le lucertole e i ramarri dove possono fare i nidi. In questo modo portiamo in campo un po' di amici utili".

 

"Verso ottobre e novembre, nell'orto facciamo i sovesci: piantiamo un misto di favino, triticale e veccia così il terreno è protetto durante l'inverno e non gela. In primavera lo sfalciamo, lo tritiamo e lo inseriamo nel terreno. In questo modo il suolo migliora davvero".


Dal 2017 Lab'Arca aderisce a un sistema di Csa, Comunità che Supporta l'Agricoltura, e riescono a distribuire i loro prodotti a circa 50 famiglie. Ogni settimana Laura raccoglie, prepara e consegna le cassette di ortaggi a domicilio, a Forlì e a Santa Sofia. Niente social, niente frigo: solo due gruppi WhatsApp, passaparola e verdura fresca raccolta al mattino.


"Io l'ho strutturata così - spiega Laura - chi vuole la cassettina campesina riceve un elenco settimanale di 10-12 prodotti disponibili. Il prezzo è fisso, mediamente a 3 euro al chilo. Il cliente sceglie ciò che vuole e può fare 2 o 3 esclusioni. A quel punto io vado in campo, raccolgo e metto insieme i chili richiesti, cercando di calibrare anche in base alla persona, se vive da sola o se fa parte di una famiglia di 3 o 4 persone. Tutto ciò è utile anche per fare il piano agricolo e capire cosa e quanto coltivare. Si può scegliere questa formula, oppure chi vuole può fare una vera e propria spesa. C'è il listino dove differenzio i prodotti nostri da quelli che prendiamo dalle persone con cui collaboriamo, altri produttori locali biologici. Per noi, infatti, non è importante avere tutto e sempre".

 

Con la Csa i clienti non sono solo acquirenti, ma parte attiva di un progetto. Questo permette di ridurre i tempi di gestione, ottimizzare le consegne ed eliminare gli sprechi.

 

Orto invernale

L'orto invernale dell'azienda

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Formazione e wwoofing

Pietro ha conosciuto la permacultura viaggiando con Veterinari Senza Frontiere in Guatemala e vivendo a stretto contatto con un agronomo francese specializzato in permacultura. Oggi, oltre a lavorare con Lab'Arca, è consulente in progettazione. "Lavoro con un collega agrotecnico laureato in scienze ambientali, Andrea Minchio, che utilizza droni e software. Per esempio, con l'ausilio della tecnologia studiamo il flow dell'acqua in un sistema e così possiamo dire con precisione quanti metri cubi passano da un determinato punto. È bellissimo perché puoi gestire l'acqua e imparare a raccoglierla".

 

Laura proviene da una famiglia di frutticoltori romagnoli e ha costruito la sua identità agricola unendo la pedagogia steineriana alle sue esperienze in aziende biologiche e biodinamiche. Entrambi hanno fatto il Pdc (Permaculture Design Course), il corso tecnico pratico di 72 ore per imparare a progettare in permacultura.


Oggi Lab'Arca è sede riconosciuta in Italia dove è possibile frequentare questi corsi, promossi in collaborazione con la Permaculture Association Uk.

 

Inoltre, Pietro e Laura da anni fanno parte del Wwoof, una rete di aziende agroecologiche che in tutto il mondo si impegnano ad accogliere persone che vogliono dargli una mano nei lavori aziendali. L'obiettivo è scambiarsi conoscenze e imparare facendo.

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"Di solito noi abbiamo sempre dato la disponibilità tutto l'anno, perché l'esperienza che offriamo non è limitata alle sole pratiche agricole. Inoltre, a noi piace condividere tutto, come il mangiare insieme", racconta Laura.

 

La gestione dell'ospitalità è però attenta e consapevole e ogni richiesta viene valutata prima con una chiamata conoscitiva: "Spesso abbiamo dovuto declinare l'ospitalità, quando qualcuno sembrava interessato solo alla possibilità di vitto e alloggio. Per questo io chiedo almeno un minimo di due settimane per conoscerci bene.

Ad ogni modo è un'esperienza splendida che è stata fondamentale per mostrare ai nostri figli una modalità differente per viaggiare e conoscere posti nuovi. Da Lab'Arca sono passati tanti ragazzi giovani, soprattutto stranieri. Inoltre, è una opportunità per far parte di una bella associazione, Wwoof Italia, dove viaggiano tanti contenuti interessanti e progetti di sostegno e solidarietà bellissimi".


Secondo Pietro l'esperienza di volontariato può aiutare molto chi ha intenzione di cominciare una attività agricola: "Facendo wwoofing si spende poco e si possono cercare delle aziende mirate che in quel momento servono alla propria formazione".

 

La permacultura può essere una risposta concreta alla crisi climatica e all'instabilità produttiva?

Nel maggio del 2023 anche Lab'Arca ha subito danni ingenti a causa dell'alluvione che ha colpito l'Emilia Romagna. Nel campo c'era 1 metro d'acqua, gli impianti di irrigazione sono andati distrutti, l'orto devastato, la serra inutilizzabile. Ci sono voluti mesi di lavoro per ripristinare il suolo: "Dove è arrivata solo l'acqua - spiega Laura - il suolo si è ripristinato dopo 5-6 mesi. Dove invece è arrivato il fondo del fiume, ondate di materia organica che hanno ricoperto il suolo per 30-40 centimetri, è molto più difficile e adesso c'è ancora l'erba alta. Negli ultimi 2 anni il fiume ha rischiato di uscire un altro paio di volte e così non abbiamo implementato altre cose che avevamo in programma, come la serra, altrimenti sarebbe stato un disastro". Oggi, infatti, la serra è ancora ferma. L'idea era quella di chiuderla per produrre superfood come curcuma e zenzero.

 

Serra distrutta dall'alluvione

A Lab'Arca l'alluvione del maggio 2023 ha danneggiato una serra

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Il problema, spiegano, non è stato solo l'evento meteorologico ma un sistema infrastrutturale mal progettato che ha amplificato le conseguenze. "Il vero problema è stato il ponte, che si trova sul fiume qui vicino, che è stato progettato male. È composto da un sacco di piloni che hanno facilitato l'accumulo, sotto di esso, di una marea di detriti, di tonnellate di legna. Così il fiume si è alzato prima di raggiungere il ponte e ha spinto sull'argine dai lati. Adesso col comune stiamo ragionando su come togliere quei piloni", afferma Pietro e continua.

"Facendo progettazione in giro mi rendo conto che tante cose dovevano accadere, ma il 50-60% delle volte la colpa è anche di lavori fatti malissimo. Non c'è un pensiero a medio e lungo termine, un pensiero sistemico. Se il ponte fosse stato fatto bene, la massa organica sarebbe defluita oppure sarebbe stato corretto attivare un sistema che quando c'è la piena bisogna togliere tempestivamente la legna in quel punto. Tra l'altro, quella legna può essere cippata e a me il cippato può interessare: lo potrei comprare e usarlo come pacciamatura, soprattutto nei sistemi dove c'è poco carbonio. È molto utile perché si deteriora lentamente".

 

Insomma, il contrario di ciò che si fa con la permacultura: osservare, comprendere e progettare per prevenire. E proprio il disegno permaculturale, con l'inerbimento permanente, i bancali strutturati, le rotazioni e la copertura del suolo, ha permesso al sistema di reggere l'urto. "Da quel momento in poi - spiega Laura - c'è stato un lavoro continuo di fresatura, bioforca, sovescio invernale, sfalci e sovescio estivo. Non ci è sembrato giusto utilizzare mezzi pesanti per poter liberare il terreno, visto il lavoro di circa 7-8 anni di gestione del suolo che avevamo fatto. L'inerbimento ha aiutato moltissimo infatti, rispetto a chi ci ha messo un mese e mezzo per rientrare in campo, noi dopo una settimana dall'alluvione siamo riusciti a tornare in campo e a lavorarlo".

 

Oltre all'alluvione, negli anni precedenti la zona è stata invasa dalle locuste: "Partono dalle zone collinari e calancose dopo le trebbiature e ad inizio luglio scendono. Nel 2021 abbiamo messo 1800 piantine e la mattina dopo non c'era più niente", racconta Laura. "Già l'anno scorso è andata meglio, siamo riusciti a piantare qualcosa ai primi di agosto spruzzando sulla vegetazione decotti di aglio e peperoncino che hanno un'azione repellente".


È anche per questi motivi che Lab'Arca non punta all'autosufficienza, ma alla resilienza e alla rete locale. Pietro spiega: "Per produrti tutto devi lavorare tantissimo. E se il sistema si basa anche su un unico elemento, può essere pericoloso".


I vantaggi di questa scelta possono sembrare a prima vista pochi, si guadagna uno stipendio da campagna eppure così si può avere più tempo libero e diversificare il reddito con altre attività. "In questo modo hai tempo: puoi lavorare, andare a prendere i ragazzi da scuola e far loro da mangiare; per noi tutto questo ha un valore. Allo stesso tempo però non compriamo quasi niente. Questa è la nostra ricchezza", afferma il progettista.

 

"Quindi abbiamo creato una rete con altri agricoltori biologici dei dintorni. Per esempio, vista la nostra vicinanza al fiume, è facile che i nostri pomodori vengano attaccati dall'oidio e dalla peronospora. Allora nei dintorni c'è Marcello, un agricoltore che produce pomodori da salsa che gli vengono molto bene. Per questo, invece di coltivarli noi, preferiamo inserire nella lista settimanale i suoi".

 

"Ci sono delle aziende che corrono sempre e quando si corre non si riesce a ragionare bene sul sistema, a capire cosa va e cosa non va, cosa piacerebbe fare e cosa si potrebbe fare. E tutto si traduce in spazio e tempo che vanno gestiti. È normale avere quel periodo di raccolta in cui si lavora tanto, anche più di 10 ore al giorno, ma non si può lavorare così tanto ogni giorno. Abbiamo amici che sono partiti molto felici per la loro azienda agricola e adesso vivono in paese e non vogliono vedere nemmeno una pianta di plastica", conclude Pietro. L'obiettivo è quello di costruire aziende vivibili, resilienti, multifunzionali dove ogni elemento, umano, animale o vegetale, trova il suo posto. 

Autore: Vittoriana Lasorella

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