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Pirodiserbo, lotta sostenibile alle malerbe

Che cos'è il pirodiserbo? Come e quando si applica? Plantgest ti dá le risposte

Pirodiserbo, lotta sostenibile alle malerbe - Plantgest news sulle varietà di piante

Il pirodiserbo si basa sull’impiego del calore, allo scopo di provocare uno 'shock termico' alla vegetazione indesiderata

Fonte immagine: Officine Mingozzi

Ci stiamo avvicinando a grandi passi verso un'agricoltura sempre più sostenibile in ambito economico, agronomico, salutistico ed ambientale. Tutto questo apre nuovi scenari e nuove opportunità. Nell'ottica di ridurre l'uso di sostanze chimiche per difendersi da malattie ed erbe infestanti cresce l'interesse per la tecnica del pirodiserbo.
 

Che cos'è il pirodiserbo?

Il pirodiserbo si basa sull’impiego del calore allo scopo di provocare uno 'shock termico' alla vegetazione indesiderata. Questo comporta come effetto immediato una lessatura dei tessuti delle erbe infestanti e la successiva espansione del plasma cellulare con conseguente rottura della membrana esterna. In questo modo risulta interrotto il flusso intracellulare di alimentazione: la cellula non può più essere nutrita, a causa della continua evaporazione dovuta alla lacerazione della cuticola. Il risultato pratico è il progressivo disseccamento dei tessuti e della pianta.
Questo processo regressivo è visivamente evidente: pochi minuti dopo il trattamento le piante presentano un colore verde intenso, a causa della fuoriuscita della linfa dalla cellula. Dopo alcune ore il colore inizia a virare progressivamente verso il giallo, sintomo di disseccamento. Infine dopo un paio di giorni il materiale vegetale dissecca completamente. Il tempo d'azione del calore durante il trattamento è così breve da non permettere la carbonizzazione della materia vegetale.

Sono diverse le forme in cui può essere emesso il calore: raggi infrarossi, onde elettriche, onde elettromagnetiche, raggi laser, vapore, fiamma. Oggi le forme più utilizzate, più semplici da usare e tendenzialmente più economiche sono il vapore e la fiamma diretta. Il vantaggio principale è quello di avere una mancanza assoluta di residui nocivi sul terreno e sulla piante coltivate.

Il pirodiserbo può essere eseguito con diverse modalità ed attrezzature, a seconda della problematica che si vuole risolvere e delle esigenze specifiche. Guardiamo più nel dettaglio quali sono.

 


Guarda il video del pirodiserbo in un impianto viticolo
(Fonte video: Officine Mingozzi di Bando d'Argenta (FE) - www.pirodiserbo.it e canale YouTube Pirodiserbo)


In linea generale è importante tenere ben a mente quanto sia determinante, per ottenere un risultato efficiente, la durata del trattamento necessaria affinchè il calore sviluppi, all'interno della pianta, la temperatura sufficiente. Qualora il trattamento sia effettuato su erbe allo stadio vegetativo giovanile (20-25 giorni dall'emergenza) è sufficiente un riscaldamento di circa 90 °C per la durata di un secondo per determinarne poi la morte. Nei casi di piante ad uno stadio vegetativo più avanzato è consigliabile il riscaldamento oltre i 100 °C per la durata minima di un secondo.
 

Pirodiserbo su vite e frutticole

In questo caso per produrre calore si utilizza una fiamma viva ottenuta bruciando del Gpl. "Il trattamento è effettuato sulla fila dell'impianto - spiega Riccardo Castaldi, responsabile agronomico di Cevico -, per una larghezza massima di 60 cm per ogni passaggio. L’attrezzatura normalmente non ha nessun sistema rientrante ed è la fiamma stessa che direttamente investe la zona da trattare, compreso il fusto delle piante. L’attrezzatura è dotata di bocche ventilanti che permettono di controllare la condizione di lavoro sia in termini di prestazioni che di sicurezza. Il vantaggio principale è la mancanza assoluta di residui nocivi sul terreno e sulla pianta. Infatti il Gpl, bruciando, forma esclusivamente vapore acqueo ed anidride carbonica". Il comando dell’attrezzatura è effettuato per mezzo di una centralina elettronica dotata di attacco magnetico che si pone vicino al posto di guida della trattrice. Tre gli obiettivi principali: controllo delle infestanti, spollonatura alla base del tronco e sterilizzazione sia dei residui di potatura sul terreno che di una parte del terreno stesso (vengono eliminati i potenziali elementi infettivi di alcune malattie fungine). 

 
Macchina delle Officine Mingozzi che effettua pirodiserbo su vite

Una delle macchine delle Officine Mingozzi in azione su vite 
(Fonte video: Officine Mingozzi di Bando (FE) - www.pirodiserbo.it e canale YouTube Pirodiserbo)
 

Pirodiserbo su mais, soia e girasole

In questo caso il trattamento può essere effettuato contemporaneamente alla sarchiatura e deve avvenire quando lo sviluppo della coltura da trattare la rende resistente al calore prodotto dal passaggio dei bruciatori rivolti verso la fila. Questa condizione d'accrescimento è diversa a seconda del tipo di coltura da trattare. Indicativamente si può rilevare che l’altezza media della coltura sottoposta a trattamento di pirodiserbo deve essere di circa 20 cm mentre la velocità di lavoro può oscillare dai 3 ai 5 Km/ora a seconda del grado di infestazione della medesima.
"Riferendoci ad un’attrezzatura che lavora contemporaneamente su 6 file - viene spiegato nel sito delle Officine Mingozzi (www.pirodiserbo.it) - si può valutare un consumo orario indicativo di 45 Kg di Gpl. La superficie oraria trattata essendo legata alla larghezza interfilare della coltura, che in questo caso è di 75 cm, risulta oscillare, a seconda della velocità adottata, da 0,9 a 1,5 ettari orari. L’attrezzatura è costituita da 2 bruciatori operanti su ciascuna fila da trattare e rivolti verso le medesime. Ciascun bruciatore è dotato di un flusso di aria convogliato in maniera tale da controllare il calore indirizzato alla coltura. Il ventilatore prende movimento dalla presa di forza posteriore della trattrice".

 
Macchina delle Officine Mingozzi che effettua pirodiserbo su mais

Una delle macchine delle Officine Mingozzi in azione su mais 
(Fonte video: Officine Mingozzi di Bando (FE) - www.pirodiserbo.it e canale YouTube Pirodiserbo)
 

Pirodiserbo su orticole ed intensive

Anche nel campo orticolo questa tecnica può essere usata, soprattutto per ortaggi da foglia a ciclo veloce (ad esempio rucola, insalatina, valeriana) ed ortaggi coltivati a file (ad esempio patate, carote, cipolle, aglio, finocchio). Interessante può anche essere l'applicazione su piante officinali.
Le metodologia d'applicazione della tecnica del pirodiserbo può dipendere da diversi fattori: periodo di produzione, modalità di semina o trapianto, ciclo vitale della pianta prima della raccolta, cicli ripetitivi di produzione sullo stesso terreno. A seconda di questi fattori si possono eseguire diversi modi di applicazione della tecnica del pirodiserbo atti a perseguire finalità diverse: diserbo di pre-semina della coltura, diserbo di pre-emergenza della coltura, diserbo a file di post-emergenza della coltura, diserbo di pre-raccolta della coltura, interventi di eliminazione del residuo di coltura, sterilizzazione superficiale del terreno e lotta contro le malattie fungine.

Le Officine Mingozzi di Bando di Argenta (FE) si occupano della costruzione, della sperimentazione e dell’espansione dei campi applicativi della tecnologia del pirodiserbo già dalla metà degli anni ‘80 producendo attrezzature che sono commercializzate con marchio Tecnoecologia. La costante collaborazione con diverse Università e Centri di Studi, ha portato negli anni, ad una migliore conoscenza degli effetti dell’applicazione del pirodiserbo nei terreni e nelle aree verdi. Per maggiori informazioni www.pirodiserbo.it e il canale YouTube Pirodiserbo)

Autore: Lorenzo Cricca
© Plantgest - riproduzione riservata

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