2019
28
Reportage
Micropropagazione, l'unione fa la forza
Il 20 giugno 2019 a Cesena si è tenuto un evento dal titolo 'Micropropagazione: nuove opportunità per giovani imprenditori e ricercatori', organizzato dall Soi-Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana. Ecco il reportage della redazione di Plantgest, tra presente e futuro.
Per produrre buoni frutti e necessario partire da buone piante. Quest'ultime sono infatti basi irrinunciabili per avere qualità delle produzioni ortofrutticole, certezza varietale, sanità delle piante e completa tracciabilità. E in questo l'Italia è maestra. Le piante made in Italy e tutto il settore vivaistico italiano rappresentano un vero fiore all'occhiello nel nostro sistema Paese, oltre che un'importante fonte di guadagno visto il valore di oltre 2,5 miliardi di euro.
Un settore, soprattutto quello frutticolo, che quest'anno si rinnova grazie alla resa operativa, pubblicata in Gazzetta ufficiale il 23 maggio 2019, del nuovo Decreto legge del 19 marzo 2019 chiamato 'Nuovo sistema nazionale di qualità del materiale di propagazione vegetale'. Queste nuove norme permetteranno di qualificare ulteriormente le piante italiane (per qualità e valore) e di elevare l'asticella rispetto al materiale vivaistico prodotto in tutti gli altri Paesi europei, grazie anche ad un 'bollino tricolore' denominato Qualità vivaistica italiana.
Per poter produrre una piante è possibile scegliere due strade: propagazione tradizionale (talea o innesto) e micropropagazione. Quest'ultima è una tecnica di riproduzione che permette d'ottenere una pianta-clone partendo da una pianta-madre o da tessuti vegetali di essa. Nello specifico la base di questa tecnica è la coltura in vitro e si effettua a partire da porzioni di pianta (ad esempio apici di germogli, gemme, meristemi, nodi) provenienti da piante madri controllate dal punto di vista genetico (per la corrispondenza varietale) e sanitario (esenti dai principali virus e batteri).
Da apici di germogli (ad esempio) si ottengono vere e proprie piantine
(Fonte foto: ©AgroNotizie)
Per fare il punto sulla situazione di questo settore strategico per il made in Italy agroalimentare il 20 giugno 2019 (per l'intera giornata) si è tenuto un workshop dal titolo 'Micropropagazione: nuove opportunità per giovani imprenditori e ricercatori' presso la Fiera di Cesena (Fc). L'evento è stato organizzato dal Gruppo di lavoro Soi 'Micropropagazione e tecnologie in vitro'. Il tema trainante è stato l'analisi delle opportunità e delle problematiche che si presentano oggi ai giovani che hanno l'intenzione di dedicarsi alla micropropagazione o che già sono "imprenditori" del settore. "C'è spazio per noi giovani - spiega Mauro Masini, proprietario e direttore di Microplant - nel settore della micropropagazione della piante, sia in ambito frutticolo che florovivaistico. Le difficoltà ci sono e sono tante: ad esempio alti costi di produzione, elevata concorrenza (soprattutto estera, ma non solo), necessità di alta professionalità e di confrontarsi con problematiche di processo e di tecnica. Per guardare al futuro con prospettiva è necessario però avere idee chiare, essere collaborativi, avere una visione propositiva ed essere dinamici".
I principali vantaggi della micropropagazione, rispetto alle tecniche di propagazione clonale tradizionali (innesto e talea) sono: produrre tante piante in poco tempo e poco spazio (da un solo espianto si possono avere, al netto delle perdite, oltre 500mila piante dopo un solo anno di subcolture), siamo svincolati dalla stagionalità, garanzia della 'qualità' genetica e sanitaria delle piante prodotte. Di contro però non tutte le piante possono essere così riprodotte, elevata professionalità richiesta, difficoltà di processo da fonteggiare (ad es. la riuscita dell'introduzione in vitro, eventuali fenomeni di contaminazione del materiale, problemi di eradicazione ed ambientamento), difficile messa a punto di un efficiente e valido protocollo, alti costi di produzione.
Il gruppo di lavoro Soi 'Micropropagazione e tecnologie in vitro' durante l'evento del 20 giugno 2019 a Cesena
(Fonte foto: © Maurizio Lambardi)
Nel pomeriggio invece ricercatori, tecnici e micropropagatori storici si sono confrontati sui quei temi più critici della micropropagazione di oggi, alla ricerca di soluzioni condivise. Un settore che comunque oggi stima una produzione di oltre 50 milioni di piante, mentre nel 2011 (in base ad un censimento ufficiale) la produzione era di oltre 30 milioni di piante. Un trend quindi in crescita e che potrebbe crescere ulteriormente, diventando importante fonte economica per l'Italia e per le sue aziende sia attraverso un indotto diretto e sia trasferendo le nostre conoscenze con consulenze.
Hanno partecipato in veste di relatori: Carla Benelli (Cnr Ivalsa), Emilia Caboni (Crea Ofa), Giorgio De Paoli (consulente micropropagazione), Giuliano Dradi (Battistini Vivai), Maria Antonietta Germanà (Università degli Studi di Palermo), Mauro Masini (Società agricola Ceccaroni Claudia), Marco Pancaldi (Cav-Centro attività vivaistiche), Pier-Luigi Pasqualetto (Meristema Società agricola), Amleto Venturi (Venturi Società agricola), Giuseppe Zuccherelli (Vitroplant Italia Società agricola).
"Il settore è vivo - spiega Maurizio Lambardi, cordinatore del gruppo di lavoro Soi "Micropropagazione e tecnologie in vitro" e coorganizzatore dell'evento (assieme a Giuliano Dradi, Romano Roncasaglia e Maurizio Micheli) -. Negli ultimi anni sono stati aperti 8 nuovi laboratori e tutti gestiti da giovani imprenditori. Questo può anche significare che c'è interesse e passione dietro questa tecnica ma che può rappresentare, al netto delle varie difficoltà, una vera opportunità di reddito. Questi laboratori si sono affiancati ai 12 laboratori italiani storici. E' evidente che oggi la concorrenza estera è sempre più forte, soprattutto legata ai minori costi di produzione (manodopera in primis, visto che sono il 60% del totale). Per superare le difficoltà del settore e migliorare la nostra competitività è necessario fare squadra, tutti siamo attori protagonisti di questo importante e strategico settore dell'agroalimentare italiano".
Termine della fase di radicazione in serra delle piante micropropagate, che risultano già pronte per essere vendute
(Fonte foto: © AgroNotizie.it)
"Un evento riuscitissimo - spiega Giuliano Dradi, direttore dei Vivai Battistini e coorganizzatore dell'evento - che ha permesso ai principali attori del settore di confrontarsi sul presente e sul futuro di questa tecnica e del vivasimo frutticolo. Nella sessione della mattina tutti i principali giovani laboratori di micropropagazione italiani hanno condiviso sul palco le loro storie professionali, illustrando le opportunità e le problematiche con le quali si sono dovuti confrontare. Nella seconda sessione invece ricercatori, tecnici e micropropagatori storici si sono confrontati sui temi più critici della micropropagazione di oggi. Una delle prime cose che si sono evidenziate in questa seconda sessione è la necessità concreta di fare squadra e di sfruttare al meglio le poche risorse che oggi ci sono.
Inoltre credo di poter dire che negli anni non ci siamo evoluti abbastanza, rimanendo legati a tecniche e tecnologie storiche e per certi aspetti un pò datate. Per questo motivo la ricerca e lo sviluppo tecnologico rappresentano un'aspetto imprescindibile per migliorarci, trovare nuove opportunità ed abbassare i costi di produzioni. E non dobbiamo dimenticare l'aspetto della qualità del prodotto: per vincere la sfida dobbiamo produrre piante di elevata qualità genetica e sanitaria per mantenere l'asticella molto alta e differenziarsi da tutti gli altri dando un valore spendibile alle nostre piante. Infine il mondo vivaistico italiano ha bisogno di avere un proprio miglioramento genetico ed una propria innovazione varietale, in modo tale da inserire nel proprio portafoglio prodotti varietà esclusive (con tutto quello che vuol dire dal punto di vista economico, agronomico e strategico)".
Il vivaismo italiano in genere (micropropagazione in primis) può giocare quindi un ruolo chiave per l'agroalimentare made in Italy. E lo potrà fare giocandosi fino in fondo la sue peculiarità: migliorando le tecniche di propagazione, proponendo nuove linee di offerta varietale (ulteriore differenziazzione di prodotto), partecipando attivamente alla pianificazione produttiva, fornendo materiali di propagazione di elevata qualità. Tutto questo però deve essere fatto con unità d'intenti e con coesione di obiettivi, sfruttando al meglio le sempre meno risorse che sono a disposizione e che vengono offerte. Il contesto frutticolo nazionale è mutato negli ultimi anni ed è sempre più difficile da affrontare. Ma il settore vivaistico ha saputo affacciarsi con tutta la propria conoscenza, con modelli operativi di primo livello (grazie a non facili conquiste tecniche e metodologiche), con costosi ed impegnativi processi evolutivi ed organizzativi, con una qualità di prodotto elevata che rappresentano un'indiscutibile valore aggiunto.
Sponsor dell'evento: B & V Srl, Norcom, Proclimatic, Euroschermi, Micropoli, Cefla C-Led.
Guarda su AgroNotizie l'articolo del 12 giugno 2019, con le anticipazioni dell'evento grazie alle interviste a Maurizio Lambardi, Romano Roncasaglia e Maurizio Micheli.
Forse può interessarti un video "Micropropagazione, qualità e innovazione al servizio del vivaismo" pubblicato sul canale Youtube di Plantgest il 24 maggio 2017
Un settore, soprattutto quello frutticolo, che quest'anno si rinnova grazie alla resa operativa, pubblicata in Gazzetta ufficiale il 23 maggio 2019, del nuovo Decreto legge del 19 marzo 2019 chiamato 'Nuovo sistema nazionale di qualità del materiale di propagazione vegetale'. Queste nuove norme permetteranno di qualificare ulteriormente le piante italiane (per qualità e valore) e di elevare l'asticella rispetto al materiale vivaistico prodotto in tutti gli altri Paesi europei, grazie anche ad un 'bollino tricolore' denominato Qualità vivaistica italiana.
Per poter produrre una piante è possibile scegliere due strade: propagazione tradizionale (talea o innesto) e micropropagazione. Quest'ultima è una tecnica di riproduzione che permette d'ottenere una pianta-clone partendo da una pianta-madre o da tessuti vegetali di essa. Nello specifico la base di questa tecnica è la coltura in vitro e si effettua a partire da porzioni di pianta (ad esempio apici di germogli, gemme, meristemi, nodi) provenienti da piante madri controllate dal punto di vista genetico (per la corrispondenza varietale) e sanitario (esenti dai principali virus e batteri).
Da apici di germogli (ad esempio) si ottengono vere e proprie piantine
(Fonte foto: ©AgroNotizie)
Per fare il punto sulla situazione di questo settore strategico per il made in Italy agroalimentare il 20 giugno 2019 (per l'intera giornata) si è tenuto un workshop dal titolo 'Micropropagazione: nuove opportunità per giovani imprenditori e ricercatori' presso la Fiera di Cesena (Fc). L'evento è stato organizzato dal Gruppo di lavoro Soi 'Micropropagazione e tecnologie in vitro'. Il tema trainante è stato l'analisi delle opportunità e delle problematiche che si presentano oggi ai giovani che hanno l'intenzione di dedicarsi alla micropropagazione o che già sono "imprenditori" del settore. "C'è spazio per noi giovani - spiega Mauro Masini, proprietario e direttore di Microplant - nel settore della micropropagazione della piante, sia in ambito frutticolo che florovivaistico. Le difficoltà ci sono e sono tante: ad esempio alti costi di produzione, elevata concorrenza (soprattutto estera, ma non solo), necessità di alta professionalità e di confrontarsi con problematiche di processo e di tecnica. Per guardare al futuro con prospettiva è necessario però avere idee chiare, essere collaborativi, avere una visione propositiva ed essere dinamici".
I principali vantaggi della micropropagazione, rispetto alle tecniche di propagazione clonale tradizionali (innesto e talea) sono: produrre tante piante in poco tempo e poco spazio (da un solo espianto si possono avere, al netto delle perdite, oltre 500mila piante dopo un solo anno di subcolture), siamo svincolati dalla stagionalità, garanzia della 'qualità' genetica e sanitaria delle piante prodotte. Di contro però non tutte le piante possono essere così riprodotte, elevata professionalità richiesta, difficoltà di processo da fonteggiare (ad es. la riuscita dell'introduzione in vitro, eventuali fenomeni di contaminazione del materiale, problemi di eradicazione ed ambientamento), difficile messa a punto di un efficiente e valido protocollo, alti costi di produzione.
Il gruppo di lavoro Soi 'Micropropagazione e tecnologie in vitro' durante l'evento del 20 giugno 2019 a Cesena
(Fonte foto: © Maurizio Lambardi)
Nel pomeriggio invece ricercatori, tecnici e micropropagatori storici si sono confrontati sui quei temi più critici della micropropagazione di oggi, alla ricerca di soluzioni condivise. Un settore che comunque oggi stima una produzione di oltre 50 milioni di piante, mentre nel 2011 (in base ad un censimento ufficiale) la produzione era di oltre 30 milioni di piante. Un trend quindi in crescita e che potrebbe crescere ulteriormente, diventando importante fonte economica per l'Italia e per le sue aziende sia attraverso un indotto diretto e sia trasferendo le nostre conoscenze con consulenze.
Hanno partecipato in veste di relatori: Carla Benelli (Cnr Ivalsa), Emilia Caboni (Crea Ofa), Giorgio De Paoli (consulente micropropagazione), Giuliano Dradi (Battistini Vivai), Maria Antonietta Germanà (Università degli Studi di Palermo), Mauro Masini (Società agricola Ceccaroni Claudia), Marco Pancaldi (Cav-Centro attività vivaistiche), Pier-Luigi Pasqualetto (Meristema Società agricola), Amleto Venturi (Venturi Società agricola), Giuseppe Zuccherelli (Vitroplant Italia Società agricola).
"Il settore è vivo - spiega Maurizio Lambardi, cordinatore del gruppo di lavoro Soi "Micropropagazione e tecnologie in vitro" e coorganizzatore dell'evento (assieme a Giuliano Dradi, Romano Roncasaglia e Maurizio Micheli) -. Negli ultimi anni sono stati aperti 8 nuovi laboratori e tutti gestiti da giovani imprenditori. Questo può anche significare che c'è interesse e passione dietro questa tecnica ma che può rappresentare, al netto delle varie difficoltà, una vera opportunità di reddito. Questi laboratori si sono affiancati ai 12 laboratori italiani storici. E' evidente che oggi la concorrenza estera è sempre più forte, soprattutto legata ai minori costi di produzione (manodopera in primis, visto che sono il 60% del totale). Per superare le difficoltà del settore e migliorare la nostra competitività è necessario fare squadra, tutti siamo attori protagonisti di questo importante e strategico settore dell'agroalimentare italiano".
Termine della fase di radicazione in serra delle piante micropropagate, che risultano già pronte per essere vendute
(Fonte foto: © AgroNotizie.it)
"Un evento riuscitissimo - spiega Giuliano Dradi, direttore dei Vivai Battistini e coorganizzatore dell'evento - che ha permesso ai principali attori del settore di confrontarsi sul presente e sul futuro di questa tecnica e del vivasimo frutticolo. Nella sessione della mattina tutti i principali giovani laboratori di micropropagazione italiani hanno condiviso sul palco le loro storie professionali, illustrando le opportunità e le problematiche con le quali si sono dovuti confrontare. Nella seconda sessione invece ricercatori, tecnici e micropropagatori storici si sono confrontati sui temi più critici della micropropagazione di oggi. Una delle prime cose che si sono evidenziate in questa seconda sessione è la necessità concreta di fare squadra e di sfruttare al meglio le poche risorse che oggi ci sono.
Inoltre credo di poter dire che negli anni non ci siamo evoluti abbastanza, rimanendo legati a tecniche e tecnologie storiche e per certi aspetti un pò datate. Per questo motivo la ricerca e lo sviluppo tecnologico rappresentano un'aspetto imprescindibile per migliorarci, trovare nuove opportunità ed abbassare i costi di produzioni. E non dobbiamo dimenticare l'aspetto della qualità del prodotto: per vincere la sfida dobbiamo produrre piante di elevata qualità genetica e sanitaria per mantenere l'asticella molto alta e differenziarsi da tutti gli altri dando un valore spendibile alle nostre piante. Infine il mondo vivaistico italiano ha bisogno di avere un proprio miglioramento genetico ed una propria innovazione varietale, in modo tale da inserire nel proprio portafoglio prodotti varietà esclusive (con tutto quello che vuol dire dal punto di vista economico, agronomico e strategico)".
Il vivaismo italiano in genere (micropropagazione in primis) può giocare quindi un ruolo chiave per l'agroalimentare made in Italy. E lo potrà fare giocandosi fino in fondo la sue peculiarità: migliorando le tecniche di propagazione, proponendo nuove linee di offerta varietale (ulteriore differenziazzione di prodotto), partecipando attivamente alla pianificazione produttiva, fornendo materiali di propagazione di elevata qualità. Tutto questo però deve essere fatto con unità d'intenti e con coesione di obiettivi, sfruttando al meglio le sempre meno risorse che sono a disposizione e che vengono offerte. Il contesto frutticolo nazionale è mutato negli ultimi anni ed è sempre più difficile da affrontare. Ma il settore vivaistico ha saputo affacciarsi con tutta la propria conoscenza, con modelli operativi di primo livello (grazie a non facili conquiste tecniche e metodologiche), con costosi ed impegnativi processi evolutivi ed organizzativi, con una qualità di prodotto elevata che rappresentano un'indiscutibile valore aggiunto.
Sponsor dell'evento: B & V Srl, Norcom, Proclimatic, Euroschermi, Micropoli, Cefla C-Led.
Guarda su AgroNotizie l'articolo del 12 giugno 2019, con le anticipazioni dell'evento grazie alle interviste a Maurizio Lambardi, Romano Roncasaglia e Maurizio Micheli.
Forse può interessarti un video "Micropropagazione, qualità e innovazione al servizio del vivaismo" pubblicato sul canale Youtube di Plantgest il 24 maggio 2017
Autore: Lorenzo Cricca
© Plantgest - riproduzione riservata